Cavanis “buoni samaritani” per tanti giovani ai margini della strada della vita

Due anni (per ora) di pandemia, hanno sconvolto tanti criteri di valore, di efficienza, di supremazia e ogni ubriacatura di potere. Siamo diventati più piccoli, il Signore ci ha umiliati per imparare a essere umili.

Formazione.
Formazione.

Come superare l’attuale crisi di credibilità di genitori e di quanti esercitano la missione educativa, e recuperare un esercizio della responsabilità educativa fatto di cordialità, prossimità, accompagnamento, libertà e ascolto? 

La paternità e la maternità del cuore, richiedono sacrifici evidenti ma, al netto di tutto, sono una grandissima fonte di benessere spirituale. Il duro lavoro educativo finalizzato al prendersi cura con Carità Cavanis dei giovani, genera felicità. Sacrificarsi per gli altri, soprattutto per quelli che amiamo di più, è come un cammino naturale di felicità. I Cavanis, sono chiamati ad essere “veramente padri/madri della povera gioventù dispersa”, ai margini della società attuale dove l’educazione è considerata un“costo” non un saggio “investimento”. I giovani, nonostante tanti discorsi altisonanti, sono ai margini dei programmi di sviluppo delle società. Non si può spiegare perché si decide di aiutare qualcuno. È inutile cercare la ragione del perché lo fa. Anzi se si cerca il motivo, allora subito si attivano la mente e il ragionamento e non se ne viene fuori. Non c’è un motivo sufficiente, non c’è nessuno che può venire in suo soccorso e spiegare perché lo hai fatto. Uomini evangelici come P. Antonio e P. Marco Cavanis l’avevano ben capito. “Il Vangelo non consente di cercare ragioni all’aiuto che diamo agli altri. Appartiene alla gratuità del Padre”. La felicità condivisa non ha bisogno di ragioni, ma solo di durare il più possibile.

Come superare il disagio dei ragazzi che opere Cavanis si sentono come ospiti, lì parcheggiati senza capire bene il motivo? E gli educatori in transito, pronti a rifare solo quello che loro hanno vissuto, senza creatività? E il ruolo dei Dirigenti responsabili, ormai schiacciato solo da incombenze amministrative?  

Il disagio dei ragazzi, è accentuato dalla gestione da parte dei genitori con prevalenza, a volte esclusiva della figura materna, che ostacolano il desiderio naturale di ogni adolescente: tagliare il cordone ombelicale. La “Carità Cavanis” obbliga sempre a una sosta, un gesto d’amore costringe sempre a cedere una parte di quel potere di cui crediamo di godere. Se essa infatti non si trasforma nella possibilità di fare un gesto d’amore gratuito, questa si dimostra inutile. Il buon samaritano, intuisce tutto ciò, aiuta e lascia libero colui che ha soccorso. “Essere educatore samaritano”, con tutto ciò che implica una tale scelta in termini di rinuncia a se stessi, di limitazione della propria autonomia è vera libertà. Siamo chiamati ad aiutare gli altri non perché credono nel valore della gratuità dell’aiuto, ma perché noi crediamo. Quanto tempo ci vorrà per capire questo? Non tanto, perché è pur sempre vero che si mieterà quello che si è seminato. Quanto tempo ci vorrà? Non tanto, perché nessuna menzogna vive in eterno. 

Cosa c’è di più bello che vincere contro chi non sa perdere e non ha mai imparato a esser felice sia nella vittoria che nella sconfitta? 

Due anni (per ora) di pandemia, hanno sconvolto tanti criteri di valore, di efficienza, di supremazia e ogni ubriacatura di potere. Siamo diventati più piccoli, il Signore ci ha umiliati per imparare a essere umili. Non tutti, ancora, hanno capito che: “Ogni monte sarà appianato … i sentieri tortuosi saranno raddrizzati … c’è un tempo per crescere e un tempo per essere ridimensionati … chi si esalta sarà umiliato … Dio tira giù i potenti dai troni e innalza gli umili … Dio non chiama coloro che ne sono degni o che si credono degni e migliori degli altri, ma coloro che a Lui piace chiamare”.  Comincia un  tempo nuovo di gratuità che con “soavità e forza” porta a compimento in pienezza la nostra vita nonostante la logica dei “consumi”.La “Carità educativa” mette fuori gioco il narcisismo e la contemplazione di sé. Libera dall’egoismo auto compiacente, dal ripiegamento sull’ombelico, dal “grasso ego implacabile”. Con “speranza di frutto” siamo in grado di superare il tempo presente e di affrontare le incognite del futuro. 

P. Diego Spadotto, CSCh

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