Il Liceo Calasanzio di Possagno ha ripreso

In questa prima settimana di scuola, i nostri ragazzi non hanno mancato di esprimere le loro emozioni e auguri per quest’anno e per il futuro...

Sono quasi due anni che il ritmo della nostra vita non è più regolare a causa del Coronavirus: ci siamo abituati e adattati ai lock down, auto certificazioni e aperture limitate e momentanee.

Tutto ciò non ha risparmiato la vita scolastica: anche il liceo Calasanzio di Possagno ha saputo adattarsi a questo nuovo ritmo di vita dettato da questa maledetta pandemia: le lezioni in presenza erano sempre spezzate da lunghe didattiche a distanza. Abbiamo forse vissuto l’eterno ritorno dell’uguale di cui parlava Friedrich Nietzsche nel suo tempo. 

Nonostante ciò, la nostra Scuola “Liceo Calasanzio” Cavanis di Possagno non ha mai abbandonato il compito che le è proprio: educare la mente e il cuore; educare è formare intellettualmente, cioè istruire, è formare spiritualmente, cioè umanamente e integralmente. Così nelle Costituzioni e Norme della nostra Congregazione: “il principale servizio che l’Istituto rende alla Chiesa e alla società nel campo educativo è la scuola. Essa deve far sì che la conoscenza del mondo, della vita e dell’uomo, che gli alunni acquistano, sia illuminata dalla fede” (n. 53). Fiducioso nell’obiettivo dell’educazione Cavanis, che è di “Accogliere con amore di padri fanciulli e giovani, […], formali ogni giorno nell’intelligenza e nella pietà […]”(Costituzione, 3/2), i padri Cavanis, gli insegnanti e tutto il personale dei Servizi del “Liceo Calasanzio” vogliono continuare con fiducia, nonostante tante contrarietà, in questa missione nell’anno scolastico 2021-2022 che sembra mostrarci la fine del tunnel del coronavirus e  “ a riveder le stelle” come dice Dante. 

In questa prima settimana di scuola, i nostri ragazzi non hanno mancato di esprimere le loro emozioni e auguri per quest’anno e per il futuro:

Ho vissuto i primi giorni di scuola con tanta gioia. È stato bellissimo rivedere i miei compagni e parlarci dopo questi lunghi mesi di vacanza. Tutto aveva un sapore più dolce, quello di un nuovo inizio. Persino la sveglia alla mattina non mi sembrava così difficile da affrontare. Ammetto però di avere avuto un pò di paura di tutte le novità che questo nuovo anno potrebbe portare: i test d’ingresso e l’esame che verrà a fine di questo anno. Ho provato anche un pò di malinconia per l’estate, le ferie in montagna e le giornate passate a non fare nulla vagando tra piscina e divano. L’entusiasmo di questa prima settimana scolastica mi ha aiutata a superare tutto ciò con il sorriso e tanta voglia di ricominciare, studiare e trascorrere tempo con i miei amici e imparare cose nuove.

Ho iniziato la scuola con la voglia di percorrere questo nuovo anno scolastico, emozionato all’idea di conoscere nuove persone e curioso di scoprire i professori che avrebbero seguito me e i miei compagni nel corso di quest’anno. Tuttavia, non ero preoccupato, in quanto conosco e frequento questa scuola da ormai nove anni e so che è sinonimo di accoglienza, comprensione e aiuto. Sono contento di intraprendere questo percorso scolastico al Cavanis e mi impegnerò perché vada al meglio.

Che bella la prima settima di scuola! Ogni mattina, quando mi preparavo per andare a scuola, pensieri di nostalgia cominciavano già ad agitarmi perché cominciavo a capire che ormai stavo finendo il mio percorso formativo al Cavanis. Sono in quinta: ciò significa che questo è l’ultimo capitolo del mio libro in questa bellissima scuola. Ora, non so descrivere ciò che sto provando: da una parte, sono entusiasta e non vedo l’ora di finire perché le superiori sono un’ansia continua, specialmente il liceo; d’altro canto, sono un pò preoccupata perché mi sto rendendo conto che ciò che mi aspetta fuori, sarà completamente diverso da quello che ho vissuto in questi anni. Nonostante tutto ciò, sono positiva perché il Cavanis mi ha sempre insegnato che con impegno, fatica e duro lavoro si può superare qualsiasi genere di difficoltà e preoccupazione. La settimana introduttiva a quest’anno scolastico mi ha dato la possibilità di saper apprezzare ancora di più i miei professori soprattutto quando mi viene da pensare che è l’ultimo anno che passerò con loro. Questo mi porta un po’ di malinconia. Separarsi dai professori così fantastici che sanno motivare gli alunni nei momenti difficili, sarà un vero colpo emotivo per me. In questa settimana, ho capito che devo godermi a pieno tutto, dalle persone al raschio stridulo del gesso sulla lavagna. Perché ho capito che tutto questo mi mancherà. Mi auguro di riuscire a dare il massimo quest’anno e mi auguro di passare dei bei momenti con professori e compagni.

Quinta liceo scientifico! Solo a sentirlo dire da tutti mi venivano i brividi. Brividi che erano in parte di gioia, essendo consapevole che è l’ultimo anno di questo mio lungo cammino al Cavanis iniziato nel lontano 2009; ma brividi anche perché mi facevano venire in mente l’ostacolo più grande che uno studente della mia età dovrà affrontare: la maturità. Non si può negare come i professori già dal primo giorno ti ricordano tutto questo mettendoti un po’ di tensione e ansia. Dall’altra parte, però, vi è una gioia immensa nel ritrovare i compagni, nel rivedere i professori “vecchi” e conoscere quelli nuovi, perchè tutti ti accolgono calorosamente, come in una grande famiglia. In fondo è questo quello che insegna e che ho appreso dal Cavanis, come viene ribadito anche nell’Inno Cavanis: “Educhiamo mente e cuore, aprendo nuove strade alla fraternità…”. Ed è proprio così che ho vissuto questa prima settimana: con la grandissima consapevolezza di essere riuscito a mettere in pratica quello che viene detto in questa strofa, partecipando attivamente con mente e cuore, nel mio piccolo, alla vita di classe. Ed è proprio così, mettendo in pratica queste cose, che l’anno scolastico lo si vive al massimo, riuscendo a cogliere tutte le lezioni, tutte le informazioni, tutte le meraviglie che questo anno scolastico avrà da offrire.

Giacomo Squizzato, Margaret Rexhepaj, Emanuele Panazzolo, Veronica Carraro.
Introduzione di Diac. Jeremie Mundele, CSCh

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