Lectio brevis: dieci minuti dal suono dell’ultima campanella dell’anno scolastico 2020/2021.
Siamo in cortile, tutti, per salutarci prima dell’inizio delle vacanze estive.
Per celebrare la conclusione di un anno che ci ha messo alla prova, forse più del solito.
Per ricordare che scuola è, prima di tutto, una comunità, una famiglia, e poi un’istituzione.
È una piccola società fatta di persone e, come ogni gruppo umano, è caratterizzata da incontri e scontri, da imprevisti e certezze: un caleidoscopio di emozioni, relazioni e situazioni che compone un piccolo universo in cui tutti sono, in qualche modo, interconnessi.
Nella testa risuonano le ultime indicazioni che ho fornito per i compiti estivi e una serie di pensieri, su cui nutro ancora qualche riserva, riguardanti gli imminenti scrutini di fine anno.
Ricordi, alcuni più vividi di altri, dell’anno passato, quasi mi travolgono. Le risate e le sgridate in classe, durante le lezioni. Il riconoscimento e le critiche dei genitori. Le lunghe discussioni in sala insegnanti. La lezione conclusiva, speciale, diversa, appena conclusa.
Torno al momento presente, sforzandomi di non isolarmi nello schermo della mia mente.
Un gruppo di ragazzi è seduto, in una falce d’ombra, con le spalle appoggiate al muro, vicino alla porta del campetto da calcio. Alcune ragazze, in cerchio a pochi metri da me, ridono scambiandosi battute. C’è chi corre, c’è chi danza e chi chiacchiera utilizzando il linguaggio approssimativo e allo stesso tempo buffo tipico degli adolescenti.
Non è solo un momento di festa: è un momento di vita collettiva, vera e genuina. Di scuola vera.
Incomincio, finalmente, a rilassarmi, abbandonando le ultime resistenze dovute alla fatica e alla stanchezza accumulate nelle ultime settimane. Guardo il cielo, azzurro intenso, una scenografia perfetta come sfondo a un momento così puro. Non ascolto qualcosa di preciso, non osservo in modo puntuale: tento di sentire con l’anima, fondendomi con i colori, le figure e i suoni che mi circondano.
Le emozioni che provo, nel percepire questa scena, hanno poco a che vedere con la fine delle lezioni e l’inizio delle vacanze estive. Sembrano varie e stratificate, complesse come l’anno che abbiamo appena concluso assieme. Ma, se dipanate dal groviglio in cui sono intrecciate, risultano dirette e semplici, spontanee.
Sento la soddisfazione, quella che nasce dalla consapevolezza di aver cercato di fare del mio meglio per fornire un contributo alla crescita delle nostre alunne e dei nostri alunni. Sento la solidarietà e la comunione nei confronti delle mie colleghe e dei miei colleghi, che più di una volta mi hanno supportato, soprattutto nei momenti più difficili. Sento gioia, la gioia di comprendere in modo più profondo e completo questa piccola comunità che per mesi ha fatto un percorso difficile e bello, ma comunque assieme, mano nella mano.
Sento tutte queste cose ma non cerco di elaborarle razionalmente: non avrebbe senso.
Sento tutte queste cose e rifletto sul fatto che mi mancherà, la Scuola, nei prossimi mesi.
Sento tutte queste cose e realizzo che, nonostante la stanchezza, la fatica, i dubbi e gli ostacoli, qui sono a casa.
“Ce l’abbiamo fatta” penso.
Sì, ce l’abbiamo proprio fatta.
Sorrido al cielo. Respiro profondamente. Ora inizia una nuova avventura.
Marco Vianello