A ogni giorno basta la sua pena

...meno spazio ai predicatori irriverenti che hanno sempre soluzioni facili e a loro favore, e più spazio ai testimoni con solidi atteggiamenti pedagogici.

Formazione.
Formazione.

“Per pensare servono le parole, cultura, dialogo e senso critico”. In questa fase di accentuato cambiamento, inizio di nuove realtà di Congregazione e fine di altre ci si salva se diamo meno spazio ai predicatori irriverenti che hanno sempre soluzioni facili e a loro favore, e più spazio ai testimoni con solidi atteggiamenti pedagogici. Le persone e la realtà sono un iceberg, bisogna esplorare la parte sommersa con più senso critico.

Il discernimento intelligente e veritiero aiuta a formulare pensieri e soluzioni positive, a non usare parole banali, arroganti e sgangherate. Nella nostra realtà di Congregazione registra, spesso, una diffusa incapacità di comprendere la realtà e mancanza di abilità critica. L’attivismo ossessivo e distratto ha oscurato il pensare e la riflessione: “Ora inerti e assopiti aspettiamo un qualsiasi futuro e ora per la gran pigrizia delle mente non si ha più il gusto del mistero, la passione per il vero, la coscienza del proprio stato di vita”. In Congregazione dovremmo tutti avere questa missione: riscoprire insieme il gusto del mistero, la passione per il vero e la coscienza di chi siamo e delle nostre responsabilità davanti a Dio, alla Chiesa e alla Congregazione. Ci mancano, forse, coraggio, parole vere, fedeltà sincera, fiducia incondizionata nella Provvidenza che tutto dispone per il nostro bene?

La scienza che studia l’evoluzione delle società umane le divide in società fredde e calde. Le società fredde, riproducendo il passato e cercano di annullare lo scorrere del tempo e di difendersi dall’evoluzione della storia; le società calde amano invece il divenire e, attraverso la tecnica, cercano di accelerare il tempo e l’avvento del futuro. In ogni epoca, popolo e cultura si mescolano correnti fredde e calde con note dominanti. Quella antica è una cultura prevalentemente fredda. La modernità è invece prevalentemente caldaè nel potere dell’uomo domare il divenire e spronarlo per raggiungere il paradiso in terra. Questa attuale visione del mondo ci guida anche nelle nostre scelte congregazionali che facciamo nella vita di tutti i giorni ma, nonostante la sua spinta apparentemente creativa, la fatica del vivere e lo scorrere del tempo restano un peso. Esistere significa immergersi nella corrente della storia: «In principio era il Verbo e il Verbo si fece carne, abitando tra noi», adesso per affrontare la vita non basta credere nel passato o nel futuro, ma servefarsi carne, accettare il peso del presente, riempiendo di senso la consacrazione religiosa, le relazioni comunitarie, il lavoro, la gioia della fedeltà, il pianto, le malattie e la vecchiaia.

Il presente della Congregazione non è una condanna ma una sfida e la libertà é la chiave dell’esistenza, in quanto capacità di vivere ogni momento nella pienezza di senso: «Non preoccupatevi del domani: a ogni giorno basta la sua pena… Chi vuol venire dietro a me prenda la sua croce ogni giorno e mi segua». L’unità di misura del tempo è “ogni giorno”; la vita di oggi, con tutto ciò che contiene, diventa l’occasione in cui, essendo sempre e comunque liberi di amare Dio e gli altri, si può dare senso a ogni istante: nulla è assurdo e nulla va sprecato. Non è un vivere alla giornata, ma un vivere radicati nella giornata. Tutti dobbiamo fare i conti con la paura che accompagna ogni cambiamento di persone e luoghi, di esperienze nella vita quotidiana, di incertezze quanto al futuro. Di paura si può morire e si può anche far morire quando ci chiudiamo in noi stessi evitando le relazioni, sterilizziamo i sentimenti e le emozioni, smettendo di costruire fraternità. Nella paura si vive male anche quando si vive di furbizie più o meno mascherate per salvare se stessi. Ora che la Congregazione è formata di confratelli e realtà di vari Paesi e culture, c’è bisogno di impegno e di una chiara educazione per conoscersi, valorizzare le diversità, operare insieme per il bene della Congregazione e non solo del proprio “orticello”. La Congregazione ha bisogno di uomini umili, saggi, prudenti e coraggiosi per orientare e amministrare il carisma, che non amino il protagonismo dei narcisisti, non facciano propaganda di se stessi; capaci di dialogo, di ponderazione e di creatività, persone fedeli ma non in virtù di consensi o elogi.

P. Diego Spadotto CSCh

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