Capitolo Generale: Grembo generativo o grembo sterile?

mportante che rappresentino di fatto l’internazionalità geografica, etnica e culturale raggiunta in questi anni. 

Un Capitolo generale è come mettere ai piedi di Gesù il proprio Istituto e chiedergli che cosa Egli vuole dai religiosi che lo formano. Quello della nostra Congregazione si realizzerà nel 2019. Manca poco più di un anno e siamo ancora dentro la crisi vocazionale e di valori che ha colpito la vita consacrata. Come sarà affrontata nel Capitolo?

Lo spirito che anima un Capitolo viene dato, solitamente, da un motto evangelico. Nella situazione attuale della vita consacrata parecchie congregazioni hanno scelto “vino nuovo in otri nuovi”, perché sono diventate “grembi sterili”, non generano più cristiani  adulti nella fede, diminuiscono le vocazioni e i veri “padri nella fede”. 

I capitolari, nel nostro prossimo Capitolo, saranno numericamente pochi perché la Congregazione è piccola, ma è importante che rappresentino di fatto l’internazionalità geografica, etnica e culturale raggiunta in questi anni. Per questo è necessario che venga fatta una reale preparazione remota con modalità nuove e la partecipazione di tutti, diffidando dei “semplificatori” che rimuovono la realtà complessa dell’interculturalità, e degli “specialisti” che pretendono di pilotare il Capitolo e credono di avere già pronte le soluzioni per tutto e tutti. Un capitolo, per essere “generativo” con scelte coraggiose, deve essere luogo di libertà da “cordate per la conquista del potere“ (Francesco).

Con l’indizione del Capitolo inizia la preparazione prossima che, specialmente per la nostra congregazione di recente internazionalizzazione, servirà a ben poco, se non c’è stata, in ogni parte territoriale, la preparazione remota con la verifica della “fecondità spirituale generativa”  fatta di preghiera, di ascolto dello Spirito, di lettura attenta della realtà, in rapida evoluzione. Non è ancora avvenuta l’indizione del prossimo Capitolo generale e non ci sono segni evidenti di preparazione remota in ogni parte territoriale.

Perché? “Dicono che gli struzzi quando hanno paura, infilano la testa nella sabbia. La leggenda risale a Plinio il Vecchio, ma non corrisponde al vero. Questo detto è duro a morire, perché rimuovere la realtà è una abitudine diffusa, da sempre. Un’abitudine degli uomini, però. Non degli struzzi”. La sabbia sotto cui si nasconde la testa ha tre nomi: la paura, la presunzione, il desiderio di potere. Se il Capitolo, da parte di qualcuno o di un gruppo è preparato con questi atteggiamenti, sarà destinato al fallimento e ad aumentare la frustrazione e l’infecondità generativa.

Il Capitolo é il luogo privilegiato per farsi carico di tutte le persone che formano la Congregazione, della sua storia e del suo patrimonio carismatico. 

Sarà il primo veramente internazionale se ogni parte territoriale avrà i suoi rappresentati come testimoni fecondi del Vangelo e del carisma in contesti differenti, capaci di riconoscere le differenze come rivelazione di Dio, che si manifesta proprio tramite la diversità di culture. I capitolari che saranno scelti non andranno al Capitolo per raccontare da protagonisti “cose belle”ma per testimoniare con la vita “le opere del Signore”. Essi, formati all’arte del discernimento spirituale, orienteranno i lavori del Capitolo alla ricerca della santità delle persone. 

Un Capitolo “generativo” nasce dall’intimità con lo Spirito che fa nuove tutte le cose. Non è il luogo per essere “eroi per un giorno”, ma è luogo di preghiera, di “lotta” con l’angelo del Signore, come nell’episodio biblico di Giacobbe: “Questa preghiera richiede fiducia, vicinanza, quasi un corpo a corpo simbolico con un Dio che non è nemico, avversario, nemmeno quando ci “ferisce”, ma un Padre benedicente che ci rende fecondi” (Benedetto XVI).

Siamo un piccolo corpo multiculturale: tutti Cavanis, ma tutti diversi. Questo è un vantaggio che ci permette di fare esperienza di interculturalità di capire il mondo in modo più profondo e di imparare non solo cosa si può fare, ma ciò che è meglio fare. Bisogna confidare non solo nell’improbabile, ma anche nell’impossibile, la sterilità e la vecchiaia possono essere vinte, perché “Nulla è impossibile a Dio”, dice l’angelo a Maria. L’uomo migliora se stesso e la sua vita se pensa che l’impossibile possa diventare possibile in Dio.

Mai rassegnarsi. Siamo inviati “due a due” per essere segni di attrazione feconda nell’umanità di Gesù, segni della sua misericordia e di santità nel carisma: “È il potere dei segni, contrario ai segni del potere”.

Siamo riconoscenti a Dio della memoria che conserviamo e della nostra storia Cavanis. In ogni parte del mondo siamo là grazie all’agire dei nostri avi, altrimenti non saremmo esistiti. Ora dobbiamo agire in nuovi contesti, inseriti in un determinato luogo e in un determinato tempo. Ogni persona che il Signore ci affida, ha modi e capacità creative diverse. L’umiltà di imparare sempre, specialmente dai bambini poveri, sarà la nostra guida in ogni Paese del mondo, ci renderà fecondi e senza paura, forti di quella sicurezza che solo l’amore di Dio dona.

P. Diego Spadotto, CSCh

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