Dalla logica dell’apparenza alla logica della appartenenza

Accogliere il dono della fede non significa avere le soluzioni per ogni problema, né aver trovato le risposte per tutti gli interrogativi. 

“Si scrive Sinodo, si legge speranza”, così il cardinale Lorenzo Baldisseri, ha riassunto il senso dell’Instrumentum Laboris del prossimo Sinodo dei giovani.

Speranza che il Papa e la Chiesa vogliono contribuire a ridare ai giovani attraverso il questo Sinodo e la Giornata Mondiale della Gioventù a Panama. L’ascolto dei giovani in questi ultimi anni in vista del Sinodo, ha restituito una speranza vera ai giovani in sostituzione a quella piuttosto generalizzata: “anziché coltivare una speranza affidabile e vivere a partire da essa, molti giovani tentano continuamente la sorte… si moltiplicano le sale da gioco in cui si smette di sperare, affidando la propria vita ad un improbabile colpo di fortuna”. 

Effettivamente, quando si perde la speranza si tenta la fortuna. La Chiesa, naturalmente, parla non di una generica e immanente speranza, ma di quella cristiana. Per tutti i giovani, perché in un mondo che sta rubando loro affetti, legami e prospettive di vita, riscoprano la bellezza della vita a partire dalla felice relazione con il Dio dell’alleanza e dell’amore. 

La nostra Congregazione, attraverso un percorso di autentico discernimento nello Spirito, può collaborare a un rinnovato dinamismo nel vissuto del carisma e il Sinodo potrà essere l’occasione per ritrovare la speranza e  il desiderio e la passione per l’educazione».

Un’altra parola cardine nel tema del Sinodo, é vocazione. Una delle grandi debolezze della nostra pastorale risiede nel pensare la “vocazione” secondo una visione ristretta, che riguarderebbe solo le vocazioni al ministero e alla vita consacrata. La perdita della cultura vocazionale ci ha fatto precipitare in una società “senza legami” e “senza qualità”. Se manca la dinamica vocazionale aumentano le personalità frammentate, caotiche e confuse.

La cultura vocazionale che valorizza ogni tipo di chiamata, trova senso nell’impegno specifico per la cura delle vocazioni “di speciale consacrazione”. Il Sinodo, potrà essere un’occasione di crescita della nostra Congregazione nella capacità di discernere, in modo davvero generativo, il patrimonio spirituale della sua storia. Siamo un po’ tutti ammalati di scontentezza per questo bisogna pregare: “Signore aumenta la nostra fede”.

Accogliere il dono della fede non significa avere le soluzioni per ogni problema, né aver trovato le risposte per tutti gli interrogativi. “Credere è camminare, cercare. Il credente non possiede Dio, né lo addomestica con le sue abitudini religiose”.

Discernimento, per aiutare i giovani a non investire nelle “apparenze” ma nella sostanza e qualità delle scelte di vita. L’apparire, messo al vertice della scala di valori  annebbia il cervello dei giovani. L’apparenza non fa la bontà di un frutto. Dovremmo passare dalle logiche dell’apparenza alle logiche dell’appartenenza.

Nel discernimento con i giovani bisogna sostenere il salvataggio dei valori e tifare per la vittoria dell’intelligenza sul vuoto di motivazioni  e la frustrazione legata a scelte sbagliate. Il discernimento e l’ascolto sono una arte non facile da imparare. Ascoltare il Signore e i giovani è una forma di preghiera, è “orazione”, una delle “5 piaghe” del Signore, come dicono i Fondatori. Una cosa è ascoltare, altro è credere a quello che si ascolta.

C’è un problema di fondo: l’idea che ascoltare  presupponga che tutti appartengano alla stessa età, cultura o “mentalità”. Ogni età e ogni cultura hanno una parte di verità che non è assoluta ma è una risorsa. Il dogmatismo di chi crede di aver subito capito, porta alla negazione di ciò che viene ascoltato o alla dissimulazione.

P. Diego Spadotto, CSCh

Cerca