La Procura delle Missioni Cavanis ha come prima finalità mantenere vivo lo spirito missionario e l’animazione missionaria nella Congregazione, nella convinzione che l’animazione darà frutti vocazionali. Questo lo dicono anche i Sinodi sui Giovani e sull’Amazzonia.
Ciò di cui sentiamo maggiormente bisogno nella Chiesa, è la presenza di giovani cristiani e gruppi di giovani capaci di lasciare un segno di testimonianza evangelica nella vita di ogni giorno, nella scuola, nel lavoro, nello sport e nel divertimento.
La Chiesa per sua natura è missionaria, ogni giovane battezzato per sua natura è missionario. In questo contesto, alcuni giovani percepiscano “una chiamata speciale” a donare tutta la vita alla missione nel sacerdozio o nella vita consacrata. Evidentemente questa chiamata missionaria richiede un certo tipo di sensibilità e di disponibilità umana e spirituale. Nella Chiesa, ogni Carisma dono dello Spirito è per la Missione, in tutte le sue possibili manifestazioni “fino agli estremi confini della terra” e in tutte le “periferie umane e sociali”.
Non si tratta semplicemente di aumentare il numero di missionari nel mondo quanto, soprattutto, la santità dei “chiamati” per non abbandonare la gioventù e tutto il suo potenziale di trasformazione della società, conforme i valori del Vangelo.
L’animazione missionaria, che non è “tecnica o strategia di proselitismo” , può lasciare un segno indelebile nella vita dei giovani e aiutarli a fare scelte significative ed impegnative per il loro futuro.
Merita un’attenzione particolare l’animazione missionaria all’interno delle nostre scuole, parrocchie, opere educative, perfino tra i bambini. La Giornata Missionaria dei Ragazzi Epifania 2020, per esempio, ricorda ai ragazzi che sono “Inviati a rinnovare il mondo”.
In ogni nostra opera o parrocchie è urgente incoraggiare la formazione di gruppi di animazione vocazionale di ragazzi, giovani e adulti. In molte diocesi i vescovi chiedono, per esempio, ai loro seminaristi che prima dell’ordinazione facciano una esperienza di missione “ad gentes”, fuori della loro diocesi e del loro Paese.
Non so come sia stato vissuto il Mese Missionario Straordinario e se esso è stato “straordinario” per una presa di coscienza e per ritrovare il coraggio di formare gruppi di animazione missionaria vocazionale. Nell’animazione e formazione alla missionarietà hanno un posto di rilievo, in particolare tra ragazzi e giovani”, i mezzi ci comunicazione sociale.
L’importante è usarli e usarli bene per una vera conoscenza e per un’informazione non solo “concreta” ma soprattutto “completa”, e non per le chiacchiere! Un esempio e un incoraggiamento ci viene anche dall’uso dei media che è stato realizzato per organizzare il Sinodo e poi per realizzarlo.
Vissuta in questo modo l’animazione missionaria vocazionale, la missione e la sua comunicazione, aiutano moltissimo a conoscere la realtà del mondo e la necessità di comunicare la Gioia del Vangelo e a mettersi sempre in ascolto dello Spirito per fare discernimento conforme la fede.
Animazione missionaria vocazionale ma non per preparare “missionari malati di onnipotenza culturale e operativa” pronti a imporre soluzioni agli altri, magari ritenuti ignoranti e in ritardo nello sviluppo sociale. Ma preparare missionari innamorati di Cristo e del Vangelo, che siano credibili e che conoscono le costanti su cui corrono i veri cambiamenti.
Anzitutto la dilatazione e la velocità del tempo con cui avvengono le trasformazioni, poi la concentrazione dello spazio, il mondo è diventato un “villaggio globale” inquinato e in pericolo di sopravvivenza. Infine il distanziamento progressivo tra gli uomini e i popoli, la crisi della solidarietà, del rispetto della dignità, della libertà e eguaglianza di tutti e la percezione che “tutto è interconnesso e interlegato”.
La missione non è una ONG, non è semplice Volontariato. Chi va in missione ci va perché inviato dal Signore per dare testimonianza di Lui in qualsiasi opera o lavoro. La crisi o le crisi vocazionali sono crisi di mancanza di missionarietà secondo i criteri evangelici.
Ma come far innamorare di Cristo i giovani missionari se noi non lo siamo o siamo solo faccendieri protagonisti?La missione non si fa con i “se” ma con i “sì”. Chi opera i veri cambiamenti è Dio e la fede in Lui.
P. Diego Spadotto, CSCh