È la bottiglia che determina la forma definitiva del liquido

Preparazione per il Capitolo Generale 2019.

Papa Francesco, ai sacerdoti e religiosi a Panama ha spiegato la stanchezza della speranza. Nella vita religiosa, si ritrova la speranza donandosi agli altri, perciò è sempre necessario verificare se i valori scelti come vocazione sono valori di vera testimonianza che ci fanno muovere, dal punto dove siamo, verso gli altri.

Questa speranza proviene dall’incontro con lo sguardo personale di Gesù, uno sguardo d’amore che sceglie e sfida a una vita nuova di servizio non di noi stessi ma del popolo di Dio. Sono quattro i punti su cui bisogna lavorare perché la speranza non si stanchi: formazione chiara, comunitaria, autentica di discepoli di Gesù; rapporto autorità/obbedienzarapporto uomo-donna di integrazione e complementarietà; la questione dell’uso e il possesso dei beni. 

Gesù è con la samaritana al pozzo, é mezzogiorno, sole molto forte, è stanco. La sua è una stanchezza che proviene dal dedicarsi alle persone. Ma nella vita consacrata, oggi, c’è una stanchezza della speranza, come se l’orizzonte e la passione per Lui fossero sparite, è come aver smarrito la direzione giusta. Che senso ha ancora questo tipo di vita? Bisogna fare come Gesù, anche se stanco continua il cammino e come la samaritana chiediamogli: “dammi da bere”.

La vita consacrata non è “giocare al ribasso”,non è sopravvivenza, è vita nuova. L’incontro con Lui  non deve essere “ogni tanto, ma ogni giorno”, è “una scelta quotidiana”, che non avviene “virtualmente”. 

Accogliere il Signore significa renderlo “centro di tutto, cuore pulsante di ogni cosa”. “Con Gesù si ritrova il coraggio di andare avanti e la forza di restare saldi. L’incontro col Signore è la fonte. È importante allora tornare alle sorgenti… Farà bene alla nostra vita consacrata, perché non diventi tempo che passa, ma sia tempo di incontro”. L’incontro con Dio non è “una questione privata” ma avviene “nel popolo credente”, con giovani e anziani capaci di camminare insieme e di dare linfa alla chiamata ricevuta. 

“La vita consacrata sboccia e fiorisce nella Chiesa, se si isola ristagna”, deve rinnovarsi secondo due direttrici: Legge e Spirito. Il Papa le incarna nella figura di Giuseppe e Maria che rispondono alla chiamata di Dio con l’offerta umile di “due tortore o due colombi”; e di Simeone e Anna, gli anziani che accolgono la novità dello Spirito.

“Tutti siamo chiamati a una duplice obbedienza: alla legge – nel senso di ciò che dà buon ordine alla vita – e allo Spirito, che fa cose nuove nella vita. Così nasce l’incontro col Signore: lo Spirito rivela il Signore, ma per accoglierlo occorre la costanza fedele di ogni giorno. Anche i carismi più grandi, senza una vita ordinata, non portano frutto. D’altra parte, le migliori regole non bastano senza la novità dello Spirito: legge e Spirito vanno insieme”, secondo il detto“é bottiglia che determina la forma definitiva del liquido”.

La via dell’incontro con Gesù è fatta di piccole cose; di tessere di un mosaico, lucidate ogni giorno e che nell’insieme mostrano la sorpresa di Dio. Una fedeltà fatta di preghiera quotidiana, Messa, Confessione, carità vera, e della Parola di Dio giorno dopo giorno, prossimità soprattutto ai più bisognosi,  spiritualmente o corporalmente. 

È la visione della vita consacrata, una visione semplice e profetica nella sua semplicità,“dove si tiene il Signore davanti agli occhi e tra le mani, e non serve altro. La vita è Lui, la speranza è Lui, il futuro è Lui. La vita consacrata è questa visione profetica nella Chiesa: è sguardo che vede Dio presente nel mondo, anche se tanti non se ne accorgono; è voce che dice: “Dio basta, il resto passa”; è lode che sgorga nonostante tutto, come mostra la profetessa Anna”. 

È nel conoscere ciò che conta davvero che si ravviva la vita consacrata, che la rende lode, gioia del popolo di Dio, riflesso d’amore. Quand’è così fiorisce e diventa richiamo per tutti contro la mediocrità: contro i cali di quota nella vita spirituale, contro la tentazione di giocare al ribasso con Dio, contro l’adattamento a una vita comoda e mondana, contro il lamento, l’insoddisfazione e il piangersi addosso, contro l’abitudine al “si fa quel che si può”. Questa è stanchezza della speranza.

P. Diego Spadotto, CSCh

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