Il 2015, è stato un anno molto importante con la pubblicazione della “Laudato Si” di Papa Francesco, un documento precursore di tutti quelli che sono stati i temi sulla sostenibilità presentati poi nell’agenda 2030 dell’Onu.
Ora, “è importante che si mettano in atto dei comportamenti virtuosi”, chiedeva il Papa. A partire dal 2015 si è preso sempre più coscienza, nel mondo intero, dell’importanza vitale dell’educazione ambientale per allargare gli obiettivi da raggiungere per il bene della Terra e della popolazione della Terra, includendo anche una critica di certi miti della modernità, dall’individualismo al progresso indefinito, dal consumismo al mercato senza regole, per ricuperare i diversi livelli dell’equilibrio ecologico: “quello interiore con sé stessi, quello solidale con gli altri, quello naturale con tutti gli esseri viventi, quello spirituale con Dio” (LS 210).
Come educatori Cavanis dobbiamo impegnarci perché i ragazzi siano profondamente colpiti, riflettano e si impegnino a conoscere le conseguenze dei cambiamenti climatici, dei danni provocati dall’uomo alla Terra e mettano in atto “comportamenti virtuosi”. I giovani hanno bisogno di punti di riferimento solidi, che non siano solo quelli delle frasi a effetto, che lasciano inalterate le cose. Il solo progresso economico per pochi non salva da disastri e pandemie per tutti.
Quando tutto corre bene, il significato della vita spesso ci sfugge. “Ogni cosa ha il suo prezzo, ma nessuno saprà mai quanto costa la nostra libertà per avere una vita degna di essere vissuta nel rispetto e nella custodia di Madre Terra”. L’uomo ha dei luoghi nel cuore che solo il dolore porta alla luce. Ha imparato che non si è padroni assoluti di se stessi, del corpo, dell’equilibrio psichico, del proprio destino perché siamo legati alla vita degli altri e alla “salute” di Madre Terra. Respirare, mangiare e bere, sono la prime necessità che fanno riferimento all’uomo come “essere di relazioni”. Gli educatori che vivono con ragazzi sanno che l’anoressia e la bulimia sono “cibo senza relazione”.
Formare i giovani all’impegno per la cura del Creato implica un profondo desiderio di “curare le relazioni” e il mondo della natura dove ogni vivente è creato “secondo la sua specie”, e l’essere umano è “immagine e somiglianza di Dio”. Non basta che gli scienziati snocciolino numeri incomprensibili da parte della gente, ora, ciascuno deve prendere le sue responsabilità e fare quello che può, anche se sembra che non serva a niente.
In natura non c’è bellezza estetica senza etica. Tra gli uomini, non ci dovrebbe essere economia/ecologia senza etica e i rifiuti dovrebbero essere “progettati” per non finire nelle discariche, negli inceneritori a inquinare l’ambiente. Come? Chi non sa farsi questa domanda è un perdente. L’economia/ecologia etica, cura la salute integrale del Pianeta Terra e dell’uomo. Per l’anima si usa il termine salvezza. Salute/Salvezza vuol dire nutrire di pienezza, conservare e curare.
Dio conserva e cura, questo mondo, ogni essere umano, ogni generosa fatica, ogni dolorosa pazienza: “neppure un capello del vostro capo andrà perduto” (Lc 21,18). “Gli dei hanno posto come legge ai mortali perché attraverso la sofferenza giungano alla conoscenza”(Eschilo). Sembra proprio che: “L’uomo nella prosperità non comprende…” (Sl 48,13).
La sofferenza non porta automaticamente alla conoscenza, spesso può portare alla disperazione sorda. “Le doglie del parto”, non colpiscono solo l’essere umano, nel corpo e nell’anima, ma anche tutti i “mortali”: animali, piante, l’ambiente, la Terra.
C’è bisogno di una “ecologia integrale” perché tutto è interlegato.“Un grado dopo l’altro, la temperatura dello stagno aumenta. Le rane quasi non se ne accorgono, così muoiono senza rendersene conto” (N. Chomsky), se invece la temperatura sale repentinamente di 10 gradi le rane saltano fuori dall’acqua immediatamente e si salvano.
Il Papa chiede una “cittadinanza ecologica”, un cammino verso nuovi stili di vita (211). Tocca a noi, che abbiamo la missione di educare i ragazzi di farne dei cittadini attivi e solidali, dar loro degli strumenti affinché le “competenze legate alla sostenibilità non siano episodiche ma facciano parte del percorso educativo”.
P. Diego Spadotto, CSCh