Educare la gioventù in comunità educanti

La recente lettera del Dicastero della Vita Consacrata e del Dicastero per la Cultura e l’Educazione e quella del Preposito generale della Congregazione ci invitano a una seria revisione del nostro ministero educativo Cavanis. Mettersi a servizio dell’educazione è cercare nuovi modi di essere presenza positiva tra i giovani, è un “compito comunitario”.

La dimensione comunitaria della formazione dei giovani costituisce un criterio di verifica della missione educativa. La tentazione di procedere come franchi tiratori protagonisti, è sempre in agguato. Ogni comunità Cavanis, è soggetto attivo nell’educazione di mente e cuore della gioventù, qualunque sia l’ambito pastorale e la sua funzione.

La missione educativa non è entusiasmo epidermico. È un servizio di umiltà e gratuità, non è statica e stanca tranquillità personale.

É un aiuto a non fossilizzarsi, riscatta dall’inquietudine, favorisce il lavoro in sinodalità e gratuità, nelle strade tortuose e difficili dell’attuale pastorale giovanile per un mondo di Fratelli tutti e  solidarietà responsabile. Si dice che per far crescere bene un bambino ci vuole un “villaggio”, così per formare la gioventù ci vuole una comunità educante di testimonianza e coerenza di vita. Educare non è trasmettere un’ideologia.

É accettare il rischio destabilizzante della ricerca di coerenza. I destinatari dell’educazione non sono solo i ragazzi ma gli stessi educatori che si educano per educare. 

Ciò comporta anche la capacità di cambiare i modi di comprendere e vivere la presenza educatrice in mezzo ai giovani e con le famiglie, evitando di rifugiarsi nelle zone protette dalla logica del “si è sempre fatto così”, “tutti fanno così”. Il cammino di cambiamento verso una nuova mentalità educatrice è iniziato, sebbene possa richiedere più tempo per consolidarsi, sarà molto difficile tornare ai modelli precedenti. Questa è la consapevolezza che sta emergendo a poco a poco.

L’espressione “formarsi insieme”, implica lavorare sul discernimento, sul rispetto dei ruoli, in modo che la dinamica educativa inviti a una riscoperta del valore e della bellezza delle relazioni e di nuove modalità di comunicazione. La cultura espressa dalle ideologie dominanti del possedere e del successo, del potere dell’intelligenza artificiale, non dà libertà, rischia di destabilizzare l’umano in nome del progresso, sono annullate le differenze, azzerate le vite dei popoli, abolite le religioni e le culture, per converge in una omologazione che colonizza.

In uno scenario del genere, dove tutti sembrano anestetizzati, è facile scartare i più deboli e le minoranze, non favorire l’uguaglianza di opportunità in partenza per arrivare insieme. In questo contesto qual è il compito dei Cavanis?  

L’educazione Cavanis, è “luogo dove il pensiero nasce, cresce e matura aperto e sinfonico”, nelle relazioni che coltivano il trascendente, la società, la storia, il creato. Essa mira alla formazione integrale della persona umana, al bene della comunità umana, a coltivare lo spirito e le facoltà dell’ammirazione, dell’intuizione, del discernimento e il senso religioso, etico e sociale.

Nella scuola Cavanis,  fede e scienza lavorano in autonomia e sintonia per un mondo più umano, per un sapere legato all’amore relazionale, aperto, concreto e comunitario, coraggioso e costruttivo.

Ambedue sono chiamate a mettere al centro di tutto la persona e le sue relazioni, non “l’individuo avido di guadagnare”.I giovani e gli educatori Cavanis amano il “sapere con sapore”, portano in sé una sana inquietudine di ricerca, sanno uscire dalle proprie certezze per avventurarsi nel mistero della vita, conoscere meglio sé stessi e arginare la presunzione di autosufficienza.

Sanno che il pensiero tecnocratico insegue un progresso che non ammette limiti, ma l’uomo reale è fatto di fragilità, è connesso con gli altri e con il creato. Nel mondo individualista, soprattutto i giovani, spesso sono delusi di se stessi anche se si fingono disinvolti, in realtà si aspettano che da un momento all’altro, qualcosa di non bello e buono succeda.

Se le comunità Cavanis mettono i giovani al centro delle iniziative educative non significa favorire una “specie protetta”,come se avessero difese immunitarie più basse, ma perché l’aspetto prioritario comune è il desiderio di vera felicità

Padre Diego Spadotto, CSCh

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