Formazione della coscienza critica nel tempo delle big tech e dell’intelligenza artificiale

Domande per riflettere sul nostro tempo digitale.

La guerra tecnologica e il ruolo delle Big Tech

L’attuale guerra tecnologica tra le Big Tech è forse la peggiore, tra le tante che si combattono nel mondo. Le piattaforme digitali sono presenti, in forma massiccia, nelle armi super tecnologiche che si usano nelle guerre per distruggere, e hanno assunto un invadente ruolo politico, sono le “capitaliste della sorveglianza”.

Lo smartphone come strumento di controllo

Lo smartphone, da oggetto utilitario, è diventato mediatore universale della vita quotidiana di miliardi di persone, sostituendo una miriade di pratiche e oggetti preesistenti, una specie di “oggetto devozionale di natura digitale”. La dipendenza che genera lo trasforma in uno strumento di controllo, delegando all’individuo la responsabilità della propria sorveglianza mediante geolocalizzazione e condivisione compulsiva.

L’erosione della privacy e il capitalismo della sorveglianza

Questo processo ha eroso la privacy e ha elaborato un sistema economico/politico basato sulla previsione e la manipolazione dei comportamenti futuri. La libertà e la connessione illimitata contribuiscono alla creazione di una “dittatura della trasparenza”, l’individuo è costantemente monitorato per conformarsi alle norme dominanti. La libertà, però, vive oltre la tecnologia.

La nuova forma di costrizione digitale

La libertà digitale, anziché liberare, si trasforma in una nuova forma di costrizione. L’individuo, credendosi libero, si ritrova intrappolato in una serie di obblighi autoimposti, di auto-ottimizzazione e di performance, guidati e plasmati dagli stimoli digitali delle notifiche nello smartphone.

Manipolazione dell’informazione e controllo dell’opinione pubblica

“Il moderno homo politicus, costretto dalla rete e dai mass media a una continua ed esasperante esposizione mediatica, deve fare i conti con questa inedita modalità”. Le notizie e le narrazioni vengono selezionate, presentate e perfino redatte secondo modalità che corrispondono alla narrazione preferita dall’utente, alimentando una nuova e inusitata comprensione del mondo e delle relazioni della persona. Il “capitalismo di sorveglianza”, nella sua ricerca di certezza e controllo, analizza e giudica ogni aspetto della vita degli individui. Questo sistema, guidato dagli interessi di mercato e non da principi etici, s’impone come unica fonte di verità, minacciando la pluralità di pensiero e la possibilità di un dibattito democratico.

La falsa chiarezza della trasparenza digitale

La trasparenza digitale nasconde una falsa chiarezza, una specie di mito che legittima il potere tecnocratico, fa scomparire la privacy e l’autonomia individuale, e ha la capacità di influenzare i risultati elettorali. Il sistema informatico, invece di un progetto di libertà, rivela tutte le dinamiche di costrizione e di schiavitù di cui si era nutrito costruendo se stesso. Si impadronisce dei singoli, crea profili comportamentali e un sistema di armi di controllo, di disinformazione, di propaganda e di censura. La natura stessa del potere tecnocratico fa sì che la società dell’informazione diventi una società di controllo.

La persuasione digitale e la manipolazione dell’uomo

L’industria del digitale e dell’informatica schiaccia l’uomo con nuovi sistemi di persuasione e manipolazione, diffonde disinformazione, manipola l’opinione pubblica e danneggia la reputazione. Nonostante tutto, le nuove tecnologie non sono solo un pericolo, ma rappresentano anche una nuova cultura, un salto di specie, una rivoluzione dei costumi e un insieme di opportunità.

L’educazione alla coscienza critica

Formare i ragazzi alla coscienza critica è da sempre una meta del cammino educativo Cavanis. Oggi essa è più che mai necessaria, viste le eccessive certezze e sicurezze che l’intelligenza artificiale e lo strapotere tecnocratico trasmettono. Il filosofo Bertrand Russel, davanti alle certezze che avevano molti pensatori del suo tempo, commentava: “É sempre così, gli stupidi sono sicurissimi, gli intelligenti pieni di dubbi”.

L’uso di ChatGPT e le sfide educative

L’uso di ChatGPT a scuola suscita domande e molta perplessità. Il sogno di ogni studente sembra sia quello di trovare “qualcuno” che studi al suo posto e gli permetta di ottenere buoni risultati scolastici con il minimo sforzo. L’Intelligenza artificiale può svolgere questo ruolo, ma è giusto? Fa il bene dei ragazzi, il cui habitat intellettuale è ormai fatto di frame? Se deleghiamo aspetti importanti della nostra vita a una serie di algoritmi che formalmente lavorano molto più efficacemente di noi, stiamo davvero promovendo la nostra umanità e un vero cambiamento educativo e formativo?

La necessità di un’etica degli algoritmi

Gli algoritmi sono ormai in uso in tanti campi del sapere e delle attività umane e non sappiamo ancora quanto possano influire sul cervello umano. C’è bisogno di un’etica degli algoritmi informatici e di una deontologia per i comportamenti umani. È la comunità che ci mantiene umani e non l’intelligenza artificiale. Essa è “senza cuore”, mette insieme dati già esistenti senza far apparire nuovi scenari di senso, calcola, assembla. La memoria umana è “narrativa” e i dati sono evocativi di persone e storie della realtà affettiva.

Educazione e cittadinanza digitale consapevole

È necessario esserci: educarci ed educare è una scelta di cittadinanza critica, consapevole, responsabile e solidale per aiutare i ragazzi a vivere meglio questa svolta epocale per il bene di tutti. Fare rete per abitare la rete, essere in rete a servizio dell’educazione, affinché la comunicazione digitale non spenga il contatto affettivo e i giovani non si chiudano nella loro bolla narcisistica, facendo scomparire l’empatia e le relazioni.

La comunicazione digitale e il bisogno di relazioni autentiche

Come “custodirli” quando dicono che se non comunicano non esistono? C’è una dimensione comunicativa da curare, una competenza trasversale da inserire nei percorsi formativi, per utilizzare le tecnologie della comunicazione con consapevolezza, a servizio di una dimensione spirituale, senza partire da un linguaggio strettamente religioso, avvertito dai giovani come estraneo al loro mondo.

P. Diego Spadotto, CSCh

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