Giovani con i giovani e per i giovani, con Maria

Preparazione per il Capitolo Generale 2019.

Il Sinodo è stato un evento ecclesiale straordinario e una reale esperienza di discernimento, frutto di preghiera condivisa, senza la quale diventa problematica qualsiasi forma di discernimento.

Nel nostro prossimo Capitolo generale speriamo che il discernimento nasca da un clima di preghiera condivisa e non da “preghiere” formali di inizio e fine sessione. Sarà, allora, più facile cogliere i “segni dei tempi”: dal contesto vitale dei giovani come luogo teologico, al segno dei poveri, alla sfida lanciata alla chiesa dalla società secolare, alla trasformazione antropologica dell’ambiente digitale, all’emigrazione come fenomeno globale e complesso, alla tensione fra omogeneità culturale e interculturalità, al riconoscimento dei giovani e delle donne come soggetti delle comunità ecclesiali, alla chiesa intesa come “comunità di comunità” aperta alle differenze, al riconoscimento e alla condanna degli abusi nell’ambito della sessualità e in quello di ogni forma di potere”. 

Il Sinodo sui giovani é stato per noi Cavanis un “pre-capitolo”?

Sinodalità é camminare insieme, in comunione e con obiettivi comuni, non è una specie di “democrazia rappresentativa”, ma è costruzione di comunione in Cristo,  per affrontare le problematiche in profondità e con lungimiranza. La sinodalità non è il diritto di parlare, ma il dovere di ascoltare con attenzione e rispetto ogni confratello e tutti “Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamio, della Giudea, e della Cappadocia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto, e della Libia Cirenaica, di Roma, giudei e proseliti, cretesi e arabi, tutti ascoltano nella loro lingua materna le meraviglie di Dio”.

“La vita consacrata Cavanis a servizio dei giovani”, non può considerare i giovani solo come destinatari di un apostolato specifico, ma come protagonisti. I giovani si aspettano dai Cavanis “parole e azioni capaci di intercettare la loro realtà”. Troppi giovani oggi pensano di poter vivere anche senza Dio. Ma spesso non trovano altro che la proposta di una vita etica avente  come scopo un benessere individuale esteriore e psichico.

Nel modo di rapportarsi con i giovani è importante il passaggio dal “per” i giovani al “con” i giovani. Il “noi” da una parte e il “loro” dall’altra è un atteggiamento che si dovrebbe avere il coraggio di abbandonare al più presto. È finito il tempo dell’indottrinamento, dell’imporre “ciò che è giusto e ciò che è sbagliato”. 

Uscire da sé stessi e mettersi al servizio dei giovani con lo stile di Maria: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1,38).Nella GMG di Panama, il Papa  afferma che “è la “forza” dei giovani che può cambiare il mondo, attraverso la rivoluzione del servizio”. Il servizio non implica soltanto “essere pronti all’azione”, bisogna anche “mettersi in dialogo con Dio, in atteggiamento di ascolto”, come Maria.

“Da questo rapporto con Dio nel silenzio del cuore scopriamo la nostra identità e la vocazione a cui il Signore ci chiama, che si può esprimere in diverse forme: matrimonio, vita consacrata, sacerdozio”. Le proposte del Signore “non spegono i sogni”, ma “accendono i desideri”, generano frutti.

P. Diego Spadotto, CSCh

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