Giovani pronti a grandi sfide

I giovani sono in ricerca: di vita, di senso, e anche di Dio.

Pronti per affrontare le grandi sfide

“Seri, impegnati, capaci di divertirsi ma pronti a pregare, così sono apparsi i giovani nella netta settimana e nella giornata del loro Giubileo”. I giovani sembrano pronti per affrontare le grandi sfide che papa Leone ha presentato loro. Di fronte a una cultura che privilegia i social i giovani hanno saputo mostrare che le relazioni interpersonali e la vicinanza per loro sono ancora fondamentali. Il Giubileo è stato un’esperienza che li ha visti partecipi in un tempo di festa, di riflessione e di preghiera. Hanno saputo lasciarsi guidare vivendo fino in fondo ogni momento con il suo linguaggio, la festa come la riflessione e la preghiera. I giovani sono meglio di come li pensiamo, né superficiali né pigri né creduloni: sono pienamente giovani, con una intelligenza, una profondità e una capacità di vivere e di pregare che può stupire chi di loro pensava altro. Questi giovani erano presenti al Giubileo, con questo stile, perché ci sono parrocchie e diocesi, una Chiesa viva che ha creduto in loro, ha saputo accompagnarli scommettendo su di loro. Ci sono educatori di speranza, credibili, realisti, consapevoli, senza facili entusiasmi, che li hanno preparati e accompagnati al Giubileo.

Come fare ora a non perderli?

I giovani sono in ricerca: di vita, di senso, e anche di Dio. Si sono presentati al Giubileo allegri e nello stesso tempo capaci di serietà e responsabilità, non sono affatto “spenti”, hanno fatto rumore quando andava fatto nei momenti giusti, sono stati loro l’anima della festa, ma sempre in modo ordinato, bello, semplice. Giovani che incontri in città, in università, in parrocchia, al lavoro, nello sport, senza euforie né bigottismi, giovani che si fidano di chi li accompagna sapendoli interrogare nella loro sete di vita. Giovani “normali” non un campione di “eletti”.  Come fare ora a non perderli? Il grande evento del Giubileo provoca le nostre comunità religiose che esistono per i giovani, essi continuano a essere in cerca di esperienze comunitarie che permettano loro di continuare ciò che hanno sperimentato nel Giubileo. Chiediamoci allora se queste comunità ci sono, o sono disposte a essere come i giovani si aspettano: vive, calde, familiari, non giudicanti, capaci di camminare con loro. 

Figli di questo tempo complesso e drammatico

Possono essere parrocchie, associazioni, scuole o anche forme nuove rispetto a quelle che conosciamo. I giovani che frequentano le nostre comunità sono figli di questo tempo complesso e drammatico. Hanno piena consapevolezza del periodo storico che stiamo vivendo, con la certezza che insieme ce la possiamo fare ad avere un tempo di speranza, di pace di fratellanza. Una sensibilità interpretata da papa Leone quando gli ha parlato dell’amicizia come una possibilità per vincere ogni conflitto. Con Papa Leone e giovani hanno testimoniato una vera speranza  “malgrado tutto”, una speranza viva e vitale, testimoniata da giovani da ogni parte del mondo. Rispetto alle immagini che ogni giorno scorrono sotto i nostri occhi abbiamo visto un popolo di giovani vivo e forte, in cui scorre la vita. La speranza per noi cristiani è riconoscere che nel futuro c’è una promessa e un’attesa, che è Dio. Questi ragazzi sono il volto di una promessa che si sta compiendo. 

Ricalibrare tutto ciò che si fa sulla centralità di Cristo

Si tratta di prendersi cura delle diverse figure attive nella pastorale giovanile occupandoci della loro formazione. Occorre però anche ricalibrare tutto ciò che si fa sulla centralità di Cristo, in modo che la pastorale giovanile possa essere il luogo dell’educazione ma anche dell’annuncio. I giovani vanno messi nelle condizioni di rigenerare le nostre comunità cristiane innestando con la loro vitalità energie nuove, a tutto campo. Secondo Papa Leone è la comunità fatta di educatori e giovani, il luogo dove si può affrontare anche la grande sfida della santità gioiosa, attuale secondo gli esempi che la Chiesa di oggi ci presenta, Calo Acutis, Piergiorgio Frassati…I giovani vorrebbero un’esperienza di Chiesa incontro di “amici di Gesù” che sia meno formale e legata solo ai riti, perché non è vero che il cristianesimo non interessa loro, ma il modo con cui glielo proponiamo.

P. Diego Spadotto, CSCh

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