La Congregazione si è diffusa in vari Paesi del mondo. I Cavanis, che si riconoscono nel carisma donato ai Padri Antonio e Marco appartengono ora a vari popoli e culture e hanno la possibilità di assumere il patrimonio di identità Cavanis come antidoto ai ripiegamenti nazionali e culturali. Il patrimonio di identità non è questione di “tradizione e abitudini” ma di spiritualità profonda e di appartenenza sincera e solida, condizioni imprescindibili per il vivere insieme, in una identità plurale multiculturale.
Tra le numerose cause che hanno portato a un certo malessere, in questi primi anni di internazionalità a livello di formazione, di apostolato e di governo, e che spesso passiamo sotto silenzio, è la tendenza di ogni identità culturale o linguistica di considerarsi superiore alle altre. Questa tendenza, assieme alla scarsa capacità di fare autocritica, all’ossessione per la sicurezza economica, all’iperconnessione parallela e alla “mondanità”, rischiano di portarci all’autodistruzione. Nemmeno il coperchio della “comune vocazione” ci manterrà uniti.
Questo patrimonio di identità si acquisisce attraverso la preghiera e l’assimilazione della spiritualità dei Padri Fondatori.Se per lungo tempo si trascura “lo spirito di preghiera” o la preghiera diventa qualcosa di formale, di obbligatorio, di abitudinario, Dio “muore” nel cuore dell’uomo, come una pianta rinsecchita che si è trascurato di bagnare. Cristo non è più una presenza prossima, concreta, e trascinante. Il segno inequivocabile dell’agonia di Dio è che il Cristo non desta più gioia nel cuore. A volte si per giustificare il vuoto provocato dalla mancanza di vita di preghiera si problematizza fino a chiedere a cosa serve la preghiera. Brutto segno. Si discute, si divaga ma è tutto un surrogato su ciò che in realtà non è più vivo nella persona. Dio non è più nessuno, non si agisce più “per fede… (Eb 11, 27-29), si “batte il vento”, aumentano lamentele, irritazioni, passività. Nel viaggio della vita, come lo intende sant’Agostino, per il quale esiste una sola patria, quella del viaggio: In via, in patria, tutto diventa pesante, e il costante interrogarsi su questa pesantezza può diventare un dubbio corrosivo, odio di sé, isolamento.
Quanto più l’internazionalità cresce aumenta il bisogno di chiarezza sulla propria identità e consacrazione. Non possiamo limitarci a sterili discussioni su punti di vista contrapposti, è necessario discernere come camminare insieme, sperimentando con creatività nuove modalità di vita fraterna e nuovi servizi alla gioventù. La vita fatta di agitazione, stress, di merito e premio, non funziona più. Nella relazione con Dio c’é solo gratuità, grazia e dono per prendere sul serio e gratuitamente la sofferenza della gioventù. Nel salmo 13 c’è il grido: «Fino a quando, Signore?» in riferimento a un calendario che struttura il tempo, le stagioni della fede, le scadenze della vita di ogni giorno. La risposta a questo grido, non è una data in un’agenda ma un modo gratuito di vivere il tempo: “la carità finisce quando finiranno le sofferenze dei poveri”. Martin Luher King si chiese per quanto tempo il suo popolo sarebbe stato oppresso. «Per quanto sia difficile il momento, per quanto sia frustrante la nostra epoca, non durerà a lungo perché la verità repressa sotto terra risorgerà di nuovo…Siate giubilanti, piedi miei. Il nostro Dio si è messo in marcia».
Non sappiamo di che segno saranno i cambiamenti e non è detto che saranno quelli che desideriamo. Intuire la portata dei cambiamenti in atto può aiutarci a trasformare questo tempo in opportunità. Come Cavanis bisogna partire dalle urgenze della gioventù e delle famiglie, il nostro “ospedale da campo” e trovare un aiuto nelle parole e nei gesti dei nostri Fondatori. Il cammino nella vita consacrata é un cammino inserito nel tempo, dove è necessario mantenere viva la coscienza critica e il discernimento dei segni dei tempi in mezzo alle ambiguità delle interpretazioni. Ci sono però alcuni segni certi, per capire quando si avanza o quando si regredisce e quando si è impantanati. Il primo segno la “persecuzione per il Regno” che per noi Cavanis è la continuità delle difficoltà. Un secondo segno è “l’ansia per la povera gioventù dispersa”. Un terzo segno è la “ricerca umile e costante dell’unità” nel corpo di Cristo.
P. Diego Spadotto CSCh