“Il giorno del fuoco”, 10 agosto, San Lorenzo martirizzato con il fuoco, “O dia do fogo”, si chiamava così, secondo alcune ricostruzioni giornalistiche locali, prese molto seriamente dalla magistratura dello Stato amazzonico brasiliano del Pará, il gruppo whatsapp attraverso il quale i grandi produttori rurali, si sarebbero accordati per appiccare incendi nella foresta, nel cuore dello Stato amazzonico brasiliano.
Il 10 agosto, nel territorio che ricade sotto la giurisdizione della Prelazia di Itaituba, città sulle rive del rio Tapajós, uno dei più grandi affluenti del Rio delle Amazzoni, e soprattutto nei municipi di Itaituba, Novo Progresso, e Altamira.
Tutti e tre i Comuni appaiono nella triste classifica dei dieci municipi con un maggior numero di fuochi dell’intero Brasile, secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Ricerche Spaziali. Nel municipio del Novo Progresso ci sono stati 124 fuochi, con un aumento del 300% rispetto al giorno prima. Il giorno dopo i fuochi sono stati 203. Ad Altamira i satelliti hanno “visto” il 10 agosto 196 fuochi, 237 il giorno seguente, con un aumento del 743% degli incendi. Si tratta di territori vastissimi: il municipio di Itaituba ha una superficie (62mila chilometri quadrati), grande come la somma di Veneto, Lombardia ed Emilia; quello di Novo Progresso (38mila chilometri quadrati), come la somma di Toscana, Umbria e Marche. La prelatura di Itaituba (177mila chilometri quadrati) come mezza Germania.
Il vescovo prelato di Itautuba, dom Wilmar Santin: “Due sacerdoti che sono passati per la zona di Novo Progresso hanno visto tanto fumo. Nei giorni scorsi ho fatto un viaggio di sette ore in barca e per metà del tempo è caduta la pioggia, che ha aiutato a combattere il fuoco”. Soprattutto a Novo Progresso si provocano gli incendi per ampliare le superfici agricole, per coltivare la soia e il mais o per dare spazio agli allevamenti di bestiame”. Territori “tagliati” dalla BR-163, il “corridoio della soia”.
Quello che è certo, è che la zona amazzonica tra Itaituba, Novo Progresso e Altamira è da tempo “sotto attacco”, e non solo per gli incendi. Il “magnete”, per i produttori di soia, è la BR-163, l’autostrada che da Santarém passa proprio per questi territori, e corre poi verso sud tagliando in due il Brasile per migliaia di chilometri, attraversando altri Stati ad alto tasso di incendi, come il Mato Grosso.
L’arteria è chiamata “corridoio della soia”. Se si osserva dalle mappe satellitari il territorio che corrisponde al passaggio dell’autostrada, si vede che il verde scuro e compatto della foresta viene incrinato. E’ il terribile effetto della deforestazione. I numeri diffusi pochi giorni fa l’Istituto Nazionale di Ricerche Spaziali, dicono che dall’inizio dell’anno a oggi sono andati perduti 3.700 Kmq di foresta, con un aumento superiore al 100% rispetto al 2018. Nel 2018 sono state circa un milione le persone coinvolte nei conflitti per la terra con un aumento del 35% rispetto al 2017.
Papa Francesco, anche nei recenti viaggi in Mozambico, Madagascar e Mauritius, ha affidato ai giovani la questione dell’ecologia integrale secondo le linee da lui stesso indicate nella Laudato Sì.
Nella Chiesa di Cristo si può cadere “lo slancio missionario ha un volto giovane e capace di rinnovare la comunità cristiana. Non possiamo aspettare che tutto intorno a noi sia favorevole, perché spesso le ambizioni del potere e gli interessi mondani giocano contro di noi. I nostri giovani, sono la prima missione! Invitarli a trovare la loro felicità in Gesù, non in maniera asettica, ma imparando a dare loro un posto, conoscendo il loro linguaggio, vivendo al loro fianco. Non lasciamoci rubare il volto giovane della Chiesa e della società! Non permettiamo ai mercanti di morte di rubare le primizie di questa terra! Anche quando ciò che ci circonda può sembrare senza soluzione, la speranza in Gesù ci chiede di recuperare la certezza del trionfo di Dio non solo al di là della storia ma anche nella trama nascosta delle piccole storie che si intrecciano e che ci vedono protagonisti della vittoria di Colui che ci ha donato il Regno”.
P. Diego Spadotto, CSCh