In cammino sinodale con la “Cara Madre Maria”

La Cara Madre Maria, ci invita a non vivere da rasseganti, a non andare avanti sempre più stanchi e per forza d’inerzia, continuando a fare riunioni e incontri che non risolvono niente e che tradiscono la vita fraterna.

La cara madre Maria.
La cara madre Maria.

Uomo saggio è colui dalla conoscenza è giunto alla sapienza, passando attraverso l’esperienza, l’ascolto di Dio e della realtà. Per ascoltare bisogna fermarsi, “sedersi”, ma non al centro della scena, non su una poltrona di comando, ma sul ciglio della strada, nelle periferie, dove si vive il servizio più umile e dove il Signore parla con “voce di silenzio sottile” (1Re 19, 12-13).

La prima parte del cammino sinodale è l’ascolto di quanto il Signore comunica a riguardo degli avvenimenti e della nostra vita di religiosi. “Sedersi”, fermarsi per ascoltare, in particolare quando si è più stanchi di quanto dovremmo, più svuotati, irritati e delusi di quanto abbiamo effettivamente donato. La pratica dell’ascolto reciproco è indispensabile a livello di vita apostolica, vista la fatica che facciamo per vivere e comunicare la fede in maniera efficace, per conservare la pace interiore nel mistero della nostra “piccolezza”, come la “piccola” Maria di Nazareth. Nazareth, un pugno di grotte, gente poverissima che vive di sussistenza, periferia del mondo.

Ogni angolo della Palestina è citato nell’Antico Testamento: villaggi, strade, ruscelli, colline… eccetto Nazareth. Di là non viene “niente di buono”, “non sorge un profeta”, là Gesù soffre il primo attentato. Se si coltiva l’arte dell’ascolto, si diventa capaci, come Maria, di dialogare con Dio, con la propria coscienza, con gli altri, e di dire qualcosa di valore: “Ma io vi dico che di ogni parola infondata gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio, perché in base alle tue parole sarai giustificato” (Mt 12, 36-37).

Il nostro è diventato il tempo delle opportunità mancate, di possibilità fallite. É difficile trovare un confratello con cui parlare di anima, senza piagnistei e lamentele, di cose vere e profonde, non solo di programmi. Bisogna svuotarsi da ogni autoreferenzialità lagnosa per “ascoltare” ed essere riempiti di Grazia, come Maria. C’è di che provocare un corto circuito nella fede e nell’intelligenza. Maria non subisce gli eventi, né li affronta con superficialità, non si lascia travolgere. Alle grandi e piccole scelte della vita ci si prepara giorno per giorno, di dire qualcosa di significativo, in ascolto della Parola. La vita o si dona o sfiorisce. Felice il religioso che sa rendere felici i confratelli con creatività e speranza, anche quando ha il volto tirato dalla quotidianità, dallo sforzo e dal sacrificio.

Accogliere il piano di Dio nella propria vita e portarne il peso è faticoso, vorremmo cambiarlo, adattarlo, spesso con atteggiamenti di superficialità svagata o irritata. Il nostro mondo di consacrati è diventato arrabbiato e ostile, tutti sempre pronti a scagliarsi gli uni contro gli altri. Maria, invece, tace e medita, è presenza decisiva nella vita di Gesù: a Betlemme, quando lo dà alla luce; a Cana, quando fa “giungere” per Gesù l’ora di iniziare la sua missione; sul Calvario, quando riconsegna il Figlio al Padre; nel Cenacolo dove diventa Madre della Chiesa. 

Per la Congregazione, è la “Cara Madre Maria” che oggi l’accompagna nel cammino sinodale. L’Istituto non è formato da eroi o incrollabili superuomini ma da uomini fragili che formano comunità altrettanto fragili, che spesso si reggono sulla presunzione, sull’apparenza, non sulla responsabilità, e docilità allo Spirito. Far parte di una comunità di discepoli di Gesù non significa non affrontare mai perplessità e dubbi o avere un pensiero univoco, ma sentirsi chiamati a creare un’armonia sincera non farisaica. Le nostre comunità zoppicano perché i religiosi che ne fanno parte non le “costruiscono”, sono coinvolti ma non troppo, e fanno della mediocrità il proprio stile di vita.

Come ascoltarli se non vogliono partecipare ed essere ascoltati? Il riflesso triste di questa mancanza di vita comunitaria lo si vede, purtroppo, nei giovani che non trovano nei religiosi persone che vivono una fede adulta e fraterna e quindi non si sentono attratti alla vita consacrata.

La Cara Madre Maria, ci invita a non vivere da rasseganti, a non andare avanti sempre più stanchi e per forza d’inerzia, continuando a fare riunioni e incontri che non risolvono niente e che tradiscono la vita fraterna. Ci invita a intraprendere un cammino sinodale di conversione con un “ordine” ben preciso: “fate quello che Lui vi dirà”.

P. Diego Spadotto, CSCh

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