La fedeltà al Carisma è cammino che dura tutta la vita

Nell’affrontare il futuro, dopo il 35mo Capitolo generale, alla vita consacrata Cavanis non bastano gli orientamenti dati dallo stesso Capitolo ma serve soprattutto riscoprire e sperimentare ogni giorno nella preghiera, il significato e la forza della Pasqua e della Pentecoste.

Formazione.
Formazione.

Nell’affrontare il futuro, dopo il 35mo Capitolo generale, alla vita consacrata Cavanis non bastano gli orientamenti dati dallo stesso Capitolo ma serve soprattutto riscoprire e sperimentare ogni giorno nella preghiera, il significato e la forza della Pasqua e della Pentecoste.

Questi misteri celebrati e vissuti ci mantengono in “forma fisica e spirituale” e ci liberano dalla paura della propria limitatezza che impedisce di rischiare con  creatività cammini nuovi. Cristo ci liberati per la libertà.

Ogni vera decisione di seguire il Signore inizia con un “lasciare” che significa liberazione: “Lascia il tuo paese, la tua patria e la casa di tuo padre”; “Lasciate le reti lo seguirono; “Lasciate che i morti seppelliscano i loro morti”, “Lasciate che i bambini vengano a me”. Riprendendo il cammino di fedeltà al carisma verifichiamo se abbiamo veramente “lasciato” due sensazioni ugualmente negative: aver vinto o aver perso.  

“Meglio la fine di una cosa che il suo inizio” (Qoelet). Meglio ora, dopo il Capitolo, perché si può capire dove si è sbagliato, riconoscere che quanto è stato fatto di bene è stato solo opera del Signore e accogliere l’ammonimento di Gesù a quelli che volevano impedire a Maria di profumargli i piedi: “Lasciatela fare”. 

Quando sperimentiamo la fragilità delle risposte vocazionali è difficile non lasciarsi prendere da un senso di sgomento e di tristezza come gli Apostoli dopo la morte di Gesù. Ora, il Risorto nello Spirito Santo, ci convoca per camminare e formare comunità unite e libere dalla paura ognuno con la propria lingua e tradizione.

La Carità del Padre ci invia ad aprire percorsi di speranza per e con i giovani e a far in modo che giovani e anziani possano “sognare e avere visioni”. L’umile accoglienza del carisma abbatte trincee e apre strade nuove; dove c’è confusione porta armonia; dove tutto si riveste di ambiguità, porta chiarezza; dove c’è esclusione, porta condivisione, nell’aggressività, orienta verso la fraternità e l’amicizia.

Per trasmettere la Carità del Padre ai giovani e ragazzi usiamo il linguaggio di Carità dei Fondatori, comunicazione leale e comunione. La vera comunicazione non  é “gassosa”, è un lavoro da fare andando passo a passo e imparando gli uni dagli altri, senza imporre niente: “accompagnare, guidare e aiutare affinché l’incontro con il Signore faccia vedere qual è la strada nella vita”. Questo esige tanta “pazienza”, “ascolto” e, non ultimo, capacità di “ringiovanirsi: cioè mettersi in gioco”. Camminiamo in unità di intenti e fiducia nella Provvidenza, anche se a qualcuno sembra che “riempire la casa” con il profumo della gratuità sia uno spreco.

Se la nota dicesse: non è una nota che fa la musica…non ci sarebbero le sinfonie.
Se la parola dicesse: non è una parola che può fare una pagina…non ci sarebbero i libri.
Se la pietra dicesse: non è una pietra che può alzare una parete…non ci sarebbero case.
Se la goccia d’acqua dicesse: non è una goccia che può fare un fiume…non ci sarebbe l’oceano.
Se il chicco di grano dicesse: non è un chicco che può fare un campo…non ci sarebbe la messe.
Se l’uomo dicesse: non è un gesto d’amore che può salvare l’umanità…non ci sarebbero mai né giustizia né pace, né dignità, né felicità sulla terra degli uomini.
Come la sinfonia ha bisogno di ogni nota, come il libro ha bisogno di ogni parola, come la casa ha bisogno di ogni pietra, come l’oceano ha bisogno di ogni goccia d’acqua, come la messe ha bisogno di ogni chicco, l’umanità intera ha bisogno di te, qui dove sei, unico, e perciò insostituibile.

P. Diego Spadotto, CSCh

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