Maria, Madre, Maestra e Modello di comunione, icona della Chiesa e della Congregazione, dove tutti siamo chiamati a “nulla anteporre a Gesù”, come ha fatto lei. Nella Chiesa, anche il “ministero petrino” è incluso in quello mariano. Prima di Pietro c’è Maria. ”Di fatto, una donna, Maria, è più importante dei vescovi” (EG, n. 104). Maria è “maestra di attenzione materna”, di “concretezza” che non è il semplice “darsi da fare”, o riempire il vuoto dell’agitazione solo con parole. L’agire di Maria è essenziale: “lo avvolse in fasce e lo pose nella mangiatoia”, intuisce ciò che va fatto “adesso e qui”. Ha il dono della sintesi, tipicamente femminile, “non hanno più vino”. Vede il punto focale con l’intelligenza del cuore e coglie l’attimo.
“L’attenzione agli altri e la concretezza si manifestano nella tenerezza che è amore vero e rispettoso, attento e gioioso, non avido e pretenzioso, non possessivo e geloso, disarmato e disarmante”.
La sua tenerezza è il contrario della durezza di cuore e della rigidità in tutte le sue forme. Nella vita dei nostri santi Fondatori c’è tanto della tenerezza e della gentilezza di Maria.
Se venisse a mancare la presenza di Maria, la Chiesa rischierebbe di diventare una società di esperti, di specializzati, dove ciascuno porta avanti la sua visione particolare, magari litigando con gli altri, in nome della sua competenza. E se venisse a mancare la presenza della donna nelle opere e nell’apostolato della Congregazione?
Nel grembo di Maria c’è la storia dell’umanità, c’è il futuro della Chiesa. In Maria e nella generosa collaborazione delle donne c’è una grande parte del futuro delle attività apostoliche della Congregazione. “Dal corpo di una donna è arrivata la salvezza… ogni violenza inferta alla donna è una profanazione di Dio, nato da donna”.
Maria e la donna vedono per prime le urgenze: “non hanno più il vino”. Colgono le difficoltà, provvedono con discrezione e efficacia. Le donne, in ogni parte del mondo, sono capaci di cogliere i gemiti dell’umanità intera, di esprimerli in sé, di sintonizzarli con quelli dello Spirito. «Elaborare una teologia approfondita del femminile»; “introdurre le donne là dove si esercita l’autorità dei diversi ambiti della Chiesa”, così Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium. Ricorda poi che il sacerdozio ministeriale è uno dei mezzi che Gesù utilizza al servizio del suo popolo e che «la grande dignità viene dal Battesimo, che è accessibile a tutti».
Secondo papa Francesco, includere la donna e i laici anche nei processi decisionali è una urgenza. Questo vale anche per la Congregazione.
Il documento finale del Sinodo sui giovani: «Una visione anche della Chiesa, fatta prevalentemente al maschile, non sta rispondendo al compito che Dio ha affidato all’umanità. Non si tratta di dare più funzioni alla donna nella Chiesa, si tratta di integrare la donna come figura della Chiesa nel nostro pensiero. E pensare anche la Chiesa (la Congregazione) con le categorie di una donna».
Antonio e Marco Cavanis, da adolescenti e da adulti hanno avuto un ottimo rapporto con la loro mamma, la sorella e, una volta diventati sacerdoti, hanno rispettato e valorizzato la capacità della donne che collaboravano e si prendevano cura delle ragazze nell’Istituto femminile.
Non hanno mai trattato le donne con arroganza e superiorità ma sempre con delicatezza e attenzione, basta leggere: “L’Ospizio arde dell’amor di Dio e delle opere. Scritti dei Venerabili Fratelli P. Antonio e P. Marco Cavanis, relativi all’Istituto Femminile delle Scuole di Carità da loro fondato”. Significativo, in particolare, è il loro rapporto con Maddalena di Canossa.
La presenza della donna nella loro vita è stata come quella della Cara Madre Maria. La Congregazione Mariana, iniziata per suggerimento del gesuita p. Luigi Mozzi é l’inizio anche della Congregazione delle Scuole di Carità. Attualmente della Congregazione Mariana è rimasta solo una sbiadita memoria invece nella Compagnia di Gesù si è “rigenerata” come Cvc- Comunità di vita cristiana.
Oggi, è giusto chiedersi quale presenza ha la donna nelle nostre comunità e nel nostro apostolato? Quale collaborazione e responsabilità condivisa è possibile e urgente?
P. Diego Spadotto, CSCh