Cari confratelli e laici,
Dal 16 al 28 luglio abbiamo celebrato il 36° Capitolo Generale della Congregazione, un momento fecondo di incontro con la storia, il Carisma e la vita dell’Istituto Cavanis. Questa occasione è stata anche una preziosa opportunità per rinnovare la speranza e l’impegno a rendere sempre più feconda la nostra vita e quella di coloro che serviamo come Cavanis.
È stato anche un tempo propizio per riflettere sulla vocazione personale di ciascuno, sulle vocazioni già presenti nell’Istituto e su quelle future che Dio continuerà a suscitare, in modo speciale per la nostra famiglia Cavanis. Perché ciò avvenga, è necessario ascoltare, accompagnare e sostenere i giovani, aiutandoli a riconoscere e rispondere alla loro chiamata vocazionale e a perseverare fedelmente nel cammino che Dio propone loro.
Dio chiama chi vuole, come gesto d’amore. La vocazione nasce dall’amore e conduce all’amore. Come affermava San Giovanni Paolo II: «l’uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l’amore, se non s’incontra con l’amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente» (Redemptor Hominis, 1979, n. 10).
La vocazione descrive la relazione tra Dio e gli esseri umani, fondata sulla libertà e sull’amore, poiché «ogni vita è vocazione» (Paolo VI, Populorum Progressio, 1967, n. 15). Inoltre, la dignità umana è arricchita dalla vocazione alla comunione con Dio (cfr. Gaudium et Spes, 1965, n. 19). Pertanto, per rispondere alla chiamata divina, una persona non ha bisogno di essere già perfetta, ma piuttosto di essere disposta a crescere e a lasciare che Dio agisca nella sua vita.
La voce della chiamata si manifesta sia internamente che esternamente. Internamente, è l’azione dello Spirito Santo che fa battere il cuore in modo diverso, facendo nascere il desiderio di ascoltare e rispondere alla vocazione, che è un dono di Dio. Esternamente, la chiamata può essere percepita ascoltando la Parola di Dio, partecipando alla vita della Chiesa o attraverso persone che si fanno strumenti di Dio.
Ogni vocazione è un evento personale e comunitario allo stesso tempo, perché nessuno è chiamato a camminare da solo. La vocazione è suscitata dal Signore come dono per la Chiesa e per il suo servizio. Chi risponde alla chiamata del Signore riceve la missione di essere sale della terra e luce del mondo (cfr. Mt 5,13-14), per diventare veri costruttori di speranza.
Tutta la Chiesa è arricchita da una diversità di vocazioni. Il suscitare vocazioni e la cura delle vocazioni non dipendono solo dal livello personale, ma soprattutto dalla dimensione comunitaria. Pertanto, tutto il popolo di Dio è chiamato a collaborare alla coltivazione delle vocazioni. In questo senso, il Decreto Optatam Totius del Concilio Vaticano II, al n. 2, afferma: «il dovere di promuovere le vocazioni appartiene a tutta la comunità cristiana, che deve promuoverle soprattutto mediante una vita pienamente cristiana». È attraverso la preghiera e la testimonianza di una vita autenticamente cristiana che vengono incoraggiati sia la chiamata sia la risposta generosa e la perseveranza vocazionale.
La vocazione è un grande mistero di fede e una grazia incommensurabile. Va presentata come un invito personale a seguire Cristo, donandosi completamente a Lui nel servizio alla Chiesa. È un impegno serio che richiede disponibilità, apertura interiore e una risposta che nasce da un profondo amore per Cristo. A tal fine, è essenziale creare e coltivare le condizioni necessarie affinché i giovani possano sentire la voce di Dio che li chiama.
La vocazione cristiana si fonda sui Sacramenti dell’Iniziazione – Battesimo, Cresima ed Eucaristia – che rendono l’uomo membro della Chiesa, illuminato dall’azione e dai doni dello Spirito Santo e nutrito dal Corpo di Cristo nell’Eucaristia, per seguire e annunciare Gesù personalmente e comunitariamente. Pertanto, è necessario pregare il Signore della messe perché mandi operai nella sua messe, perché solo attraverso la preghiera si può ascoltare la chiamata e, di conseguenza, dare la risposta.
L’intera Chiesa ha al suo interno una diversità di vocazioni. Il risveglio e la crescita delle vocazioni non dipendono solo dalla sfera personale, ma anche e soprattutto dalla sfera comunitaria. Nella diversità di vocazioni, i sacerdoti occupano un posto distinto, chiamati a servire la Chiesa attraverso il ministero ordinato. Allo stesso modo, coloro che sono chiamati alla vita religiosa hanno una posizione speciale, in cui i religiosi si propongono di seguire Cristo casto, povero e obbediente, offrendo interamente la propria vita al servizio della Chiesa e all’annuncio del Vangelo.
Le vocazioni sacerdotali e religiose sono, pertanto, un dono prezioso per la Chiesa e per il mondo, poiché esprimono la radicale sequela di Cristo attraverso la consacrazione, sia nel ministero ordinato sia nel vivere il Carisma di ciascun Istituto. Entrambe le vocazioni mirano a fare di Cristo il punto di partenza e di arrivo della vita delle persone, perché Egli è la Via, la Verità e la Vita (Gv 14,6).
Anche i Laici hanno un posto privilegiato nella chiamata a servire la Chiesa nel sacerdozio comune (cfr. Lumen Gentium, n. 10) e nella diversità dei ministeri. Secondo l’Esortazione Apostolica di Paolo VI Evangelii Nuntiandi, n. 73: «i laici possono anche sentirsi chiamati o essere chiamati a collaborare con i loro Pastori nel servizio della comunità ecclesiale, per la crescita e la vitalità della medesima, esercitando ministeri diversissimi, secondo la grazia e i carismi che il Signore vorrà loro dispensare».
Inoltre, ogni vocazione nella Chiesa è un dono di Dio. Pertanto, è essenziale intensificare la preghiera per le vocazioni e promuovere un’autentica cultura vocazionale. In questo senso, San Giovanni Paolo II afferma: «Ogni cristiano contribuirà veramente alla promozione di una cultura vocazionale se saprà impegnare la mente e il cuore nel discernimento di ciò che è bene per l’uomo, cioè se saprà discernere con spirito critico le ambiguità del progresso, gli pseudo-valori e le insidie dell’artificio che alcune civiltà fanno brillare davanti ai nostri occhi» (Messaggio per la XXX Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, 2 maggio 1993).
Creare una cultura vocazionale nelle scuole, nelle parrocchie e nelle opere in cui operiamo favorirà il risveglio della chiamata e la risposta generosa e fedele dei cristiani battezzati alla sequela di Cristo. In questo cammino, Maria è un esempio sublime, perché ha risposto prontamente alla chiamata di Dio ad essere Madre del Verbo incarnato (cfr. Gv 1,14), mettendosi totalmente a disposizione di Dio quando ha detto: «Ecco la serva del Signore: avvenga a me secondo la tua parola» (Lc 1,38). Per questo, Maria è invocata come Madre delle vocazioni.
Intensifichiamo, pertanto, le nostre preghiere e le nostre azioni a favore delle vocazioni religiose, sacerdotali e laicali, affinché il Signore continui a chiamare e a inviare numerosi operai nella sua messe (cfr. Mt 9,38). Inoltre, è essenziale che ogni comunità Cavanis cerchi, con creatività e impegno, le modalità migliori per promuovere una cultura vocazionale e accompagnare con zelo quanti si sentono chiamati.
Colgo l’occasione per ringraziare tutti per le preghiere che hanno dedicato alla celebrazione del Capitolo generale e chiedo di continuare a pregare per il progresso dell’Istituto e dei suoi membri, affinché continuino ad essere lievito nella pasta, soprattutto nell’educazione delle menti e dei cuori dei giovani e dei bambini.
Fraternamente,
Roma, 2 Agosto 2025 – Giorno Cavanis
PADRE ROGERIO DIESEL C.S.Ch. – PREPOSITO G.