L’uomo intelligente risolve i problemi. L’uomo saggio li evita. L’uomo stupido li crea… 

Guardiamo al futuro con fiducia nel Signore, ma anche è giusto preoccuparsi e organizzarsi.

L’uomo intelligente risolve i problemi. L’uomo saggio li evita. L’uomo stupido li crea… e se il mondo è pieno di problemi, un motivo ci deve pur essere” (A. Einstein). 

A distanza di più di cinquant’anni dal Vaticano II e dopo tanti Capitoli si continua a parlare della collaborazione dei laici nelle opere dei religiosi con un linguaggio da “mezzi-preti o mezzi-religiosi” e non di cristiani adulti che collaborano nel “modo loro proprio… e sotto la loro responsabilità” (AA 20), con la guida dello spirito evangelico. C’è una domanda che dobbiamo porci, afferma papa Francesco: Il giorno in cui non ci saranno abbastanza vocazioni, il giorno in cui… il giorno in cui arriverà quel giorno, abbiamo preparato i laici a continuare il lavoro pastorale secondo il carisma e la propria spiritualità?”.

Guardiamo al futuro con fiducia nel Signore, ma anche è giusto preoccuparsi e organizzarsi. “Prepariamoci a quello che succederà, doniamo il nostro carisma a coloro che possono portarlo avanti. (…) manteniamo fermo il carisma, manteniamo ferma quella consacrazione di vita che abbiamo, ma non facciamoci illusioni. Ogni religioso deve avere un “cuore di padre”, agire con “coraggio creativo” per prendersi cura del patrimonio spirituale della Congregazione, avere “un cuore inquieto che si preoccupa di amare e curare i figli e le figlie che gli sono affidati, soprattutto i più fragili, quelli che non hanno avuto l’esperienza dell’amore paterno”. Ci vuole lungimiranza nella scelta dei candidati alla vita Cavanis che sappiano collaborare con i laici, e nella scelta dei laici, perché assumano in piena corresponsabilità il carisma e il suo futuro.  

Per essere “padri”, religiosi o laici, è necessario sentirsi figli del Padre e offrire la propria vita ai giovani come “sacrificio vivente, santo e a lui gradito”, con fiducia e creatività. Essere al passo con i tempi e a fianco dei giovani per mezzo di azioni e opere innovative e creative che segnano il futuro della famiglia religiosa; essere testimoni credibili, uomini/donne capaci di sognare le sorprendenti meraviglie di Dio, e fare della propria vita il “segno” di una paternità più alta, quella del Padre celeste. A tempi nuovi occorrono operai capaci di affrontare scenari imprevisti.

I giovani, hanno bisogno di testimoni credibili. Ricordiamoci che l’azione di diventare discepoli parte da Gesù, che ama, sceglie, chiama e anticipa la nostra decisione.

Prima di essere quelli che hanno fatto della vita un dono, siamo coloro che hanno ricevuto un dono gratuito. Quando proviamo amarezze e delusioni per causa della situazione attuale della nostra vita consacrata, quando ci sentiamo sminuiti o incompresi, non perdiamoci in lamentele. Sono tentazioni che paralizzano il cammino, sentieri che non portano da nessuna parte. Partiamo dalla grazia ricevuta, accogliamo il dono di vivere ogni giorno come una benedizione. 

La Congregazione crescerà solo con il lievito della fraternità, nella dimensione comunitaria in cui è radicata la chiamata a seguire Gesù. P. Antonio e P. Marco sono stati chiamati insieme, con responsabilità personale, nella Chiesa e per la Chiesa. Religiosi e laici sono chiamati a custodire e costruire la comunione Cavanis: “Non siamo solisti in cerca di ascolto e di applausi, siamo fratelli disposti in coro che respingono la tentazione di inseguire successi personali e di fare cordate di piccoli gruppi di potere e ideologie che dividono”.

Che lo Spirito Santo ci illumini nel cammino sinodale a lavorare con intelligenza e saggezza per affrontare il problema della collaborazione con i laici, evitando le soluzioni fatte di buone parole e di buone intenzioni, per “vedere nuove tutte le cose in Cristo”. Quante sono le “opere” educative della Congregazione? Quanti sono i religiosi, i collaboratori laici e i giovani presenti nei nostri ambienti educativi? Siamo ormai una “famiglia multiculturale e multietnica”, chiamata a realizzare la missione educativa che è propria dell’Istituto.

Religiosi e laici “custodi gli uni degli altri e del Creato” attraverso un percorso educativo che permetta di non scadere in slogan superficiali ma a maturare con i giovani l’importanza di “un’ecologia integrale, che tiene sempre insieme la dimensione ambientale e quella sociale, il grido della Terra e il grido dei poveri”. Francesco invita tutti a guardare in avanti, senza staccarsi dalle radici. 

P. Diego Spadotto, CSCh

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