P. Attilio Collotto sacerdote e educatore Cavanis che ha generato vita e umanità

P. Attilio ha incarnato un’educazione con e della testa, con e del cuore, con e delle mani.

Padre Attilio Collotto
Padre Attilio Collotto

Non pensava che avere autorità aiutasse a essere rispettato

P. Attilio è stato un sacerdote e un educatore Cavanis di grande autorevolezza. Non pensava che avere autorità aiutasse a essere rispettato dai ragazzi, il suo problema era rispettare i ragazzi per farsi rispettare. Non è una cosa così scontata nel mondo della scuola, dove si corre il pericolo di volere essere tra quelli che contano che hanno potere. Per P. Attilio il criterio era un altro, rendersi conto che i ragazzi hanno qualcosa di grande e di bello dentro, desideri di vita e curiosità intelligente, è stato un educatore dalla presenza umana rassicurante. 

Sapeva che la maturità di un giovane si misura su come e quanto impara a essere “umano e vero”

Sdrammatizzava e responsabilizzava i giovani con parole che trasmettevano sicurezza: “se hai studiato e hai imparato, affronta gli esami con serenità, te lo dice la tua coscienza”. Sapeva che la maturità di un giovane si misura su come e quanto impara a essere “umano e vero” nelle relazioni interpersonali. «Come si diventa umani e come si insegna a diventare umani?», domandava papa Francesco agli educatori di Scholas Occurrentes? “La risposta si formerà nella vita di ogni persona come un puzzle, pagina dopo pagina, incontro dopo incontro per imparare a stare nel mondo in modo umano, a scoprirsi dotati di un’unicità che da dote ricevuta diventa compito generativo”. 

Per p. Attilio educare significava formare persone con spirito critico, capacità di parola

Educare non significava per p. Attilio indottrinamento, bensì formare persone con spirito critico, capacità di parola, intraprendenza argomentativa, umani, senza infingimenti, senza maschere. Don Lorenzo Milani, ha lasciato scritto: “Ho voluto più bene a voi ragazzi che a Dio, spero che Lui non ci badi  a queste sottigliezze”. P. Attilio ha lasciato scritto nel suo testamento spirituale: “per il grande affetto che vi porto vi avrei dato non solo il vangelo di Dio ma la mia stessa vita: siete diventati per me figli carissimi”. L’amore è concreto, non voleva bene “in generale”, ricordava quel giovane, quell’episodio, perché si spendeva per ciascun ragazzo, cercava di formare in ognuno una buona coscienza critica, convinto che il contrasto tra le idee non era un dramma, quanto un’opportunità, tirava fuori il meglio dai suoi alunni e in ognuno lasciava un segno benefico. Altri tempi.

Insegnava ai giovani a fornire le ragioni a sostegno del proprio pensiero

Oggi gli insegnanti e gli educatori “non sono considerati dal sistema come soggetti capaci di contribuire a un sapere con sapore, ma sono esclusivamente fonti di informazioni numeriche, griglie di valutazione, indicatori di performance”. P. Attilio insegnava ai giovani a fornire le ragioni a sostegno del proprio pensiero, mettendo in discussione, in primis, se stessi, con l’obiettivo di prendere coscienza dei propri limiti. Non guardava al “merito” declinato come meritocrazia. Oggi il mondo è cambiato: ci sono più cellulari che esseri viventi; il tempo è “fuori cardine”;madre terra si sta ribellando”; la scuola è “un ospedale da campo”; la AI sembra provocare “un naufragio di civiltà e umanità”; la comunicazione opera una manipolazione spregiudicata della libertà di distinguere vero da falso, realtà e finzione; al comando c’è l’algoritmo,  tutto è centralizzato nelle mani di chi possiede i server, un potere immenso in mano a pochi, e questo in nome della comodità e della velocità”. 

P. Attilio ripeteva spesso in tono scherzoso e in diletto: prima impara, insemenio, e dopo parla!

Feliciano Benvenuti, professore universitario, ex allievo e presidente dell’Associazione ex allievi Cavanis di Venezia, della Fondazione Cini e di Palazzo Grassi, era solito ripetere con un pizzico di ironia “el veneto el vol saver far, prima de imparar a far!”, come i nobili della commedia di Moliere: “Noi nobili di qualità sappiamo tutto, prima ancora di aver imparato”. P. Attilio ripeteva spesso in tono scherzoso e in diletto: prima impara, insemenio, e dopo parla! Ha dato alla domanda di papa Francesco “come si diventa umani”, una sua risposta, fattiva e personale per formare testa, cuore e mani. La sua azione educativa, non era a compartimenti stagni: “Questo è il segreto dell’educazione: che si pensi quello che si sente e si fa, che si senta quello che si pensa e si fa, che si faccia quello che si sente e si pensa”.

P. Attilio ha incarnato un’educazione con e della testa, con e del cuore, con e delle mani.  Un maestro del rischio. Tutto ha fatto, eccetto balconear, per usare un neologismo di papa Francesco, ovvero stare alla finestra ad assistere allo scorrere del tempo, proprio e altrui. 

P. Diego Spadotto, CSCh

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