Padre Marco Cavanis seminatore di fiducia e di speranza

P. Marco, durante tutta la sua vita, ha dovuto affrontare tante sfide per smascherare i seminatori di paura e di sfiducia, affrontando a viso aperto e con saggia ironia...

La fiducia nella Provvidenza, nei bambini e nei giovani, è la forte e gioiosa testimonianza che ci ha lasciato in dono p. Marco Cavanis. “Seminare fiducia è l’antidoto al declino della nostra società”. La fiducia è un atteggiamento necessario per affrontare le sfide odierne e camminare verso il futuro, è “il rimedio all’epidemia della paura” e l’antidoto desiderabile, per contrastare l’insicurezza che condiziona la vita quotidiana, nell’impegno educativo con gli adolescenti e i giovani.

Con la paura si invoca una specie di rifugio per difendersi dagli altri, con la fiducia si costruiscono le relazioni e la comunità, che è difesa per ciascuno e per tutti. Viviamo, sostanzialmente, di fiducia. Molti, soprattutto giovani, si chiedono: “Ci saranno uomini e donne pronti a contribuire al presente e al futuro della società praticando e promuovendo un umanesimo della fiducia, che non si curino per prima cosa di rendere ricca la società attraverso l’aumento dei consumi, ma che siano convinti che la società avrà un futuro se avrà popolazione, se avrà bambini, se custodirà rapporti di solidarietà, di fiducia, di corresponsabilità?”. La fiducia è la virtù dei genitori, degli educatori, che interpretano la vita come una chiamata a fare il bene per vivere bene. 

Papa Francesco, il 2 febbraio 2024 invitava i religiosi a non “archiviare la speranza negli angoli oscuri della delusione e della rassegnazione e a non essere persone amare e amareggiate che masticano in continuità amarezza”.  P. Marco, durante tutta la sua vita, ha dovuto affrontare tante sfide per smascherare i seminatori di paura e di sfiducia, affrontando a viso aperto e con saggia ironia, quanti erano mossi da ambizioni autoritarie e da mentalità ristrette per paura di perdere i loro privilegi.

Questa paura era come un’epidemia che contagiava tutte le età e la cultura del suo tempo. Sull’esempio di P. Marco, oggi, riaffermiamo e testimoniamo che ”per una comunità, per una città, per un Paese la fiducia è una condizione irrinunciabile per una coesistenza pacifica delle persone, delle culture, delle religioni”.

Nelle celebrazioni per i 250 anni dalla sua nascita ricordiamo quanto ci ha insegnato: “La fiducia ha in suo fondamento irrinunciabile nel fidarsi del Signore e nei giovani, essa è il fondamento trascendente spesso censurato come un fastidio dalla cultura odierna, essa vince la paura e apre al farsi prossimo di ogni bambino e di ogni ragazzo”.

Non si può evitare di domandarsi, però, chi sono quelli che traggono vantaggio diffondendo la paura, simulando egoisticamente interesse ma solo per motivi di guadagno. Forse sono quelli che temono per i “loro beni”, che si sottraggono da ogni responsabilità sociale e sostengono che dedicarsi al bene comune è esporsi a perdite economiche. Questa mentalità individualista, giova solo a chi ha ambizioni autoritarie di dominio sugli altri e non vuole che gli altri, bambini e giovani, crescano in conoscenza di mente e di cuore. 

Formazione della mente

A quanti hanno paura della formazione della mente e della coscienza critica, P. Marco propone un cammino di vera conversione dalla loro concezione elitaria, falsamente accademica della cultura, perché decisamente anacronistica. Dovranno farsene una ragione. P. Marco ha preso coraggiosamente le distanze da una sterile erudizione, che si caratterizzava per il suo intellettualismo, per un destino già segnato per i meno favoriti, “lavoro manuale” e non accesso a professioni di altro tipo. Anche oggi, questa mentalità retrograda rischia di andare a sbattere su una concezione più aperta e giusta, più umana che deve affrontare un sapere egoista, solo di facciata, finalizzato alla produzione di beni di consumo,al successo individuale e non di squadra. Il vero sapere, per essere tale, deve aver sapore di bene per tutti, nella fiducia e nella reciprocità.

P. Marco, non si è lasciato impressionare da un’impresa che sembrava “difficile”, ma si è semplicemente appassionato ai “piccoli e ultimi”. Ha fatto la scelta di lasciare, con vivace autoironia, qualsiasi titolo di nobiltà per assimilarsi alla nascente struttura antropologica della società che stava nascendo, “gente/popolo”, chenon era un’idea astratta, ma era il nuovo che stava attraendo i giovani e il loro futuro di partecipazione e corresponsabilità. 

Formazione del cuore

Per capire un popolo, bisogna conoscere e accogliere i suoi valori, entrare nello spirito, nel lavoro, nella storia e nella sua tradizione. Così ha fatto p. Marco proponendo accanto alla formazione della mente la formazione del cuore perché “educare la mente senza formare il cuore significa non educare affatto” (Aristotele). Si fece promotore nella scuola Cavanis, della cultura partecipativa dei giovani come veri protagonisti nelle varie attività di inclusione sociale, di dialogo, di accoglienza, di corresponsabilità e di collaborazione con le famiglie. La formazione del “cuore” è sostegno e garanzia di aiuto ai giovani smarriti, in crisi di identità, incapaci di gestire le dimensioni emotive e affettive, di alzare lo sguardo e di progettare il futuro, impantanati in messaggi e modelli contradditori, appiattiti nel presente.

La formazione del cuore aiuta a essere “persone e cittadini responsabili e maturi, non solo competenti, abilitati a guardare oltre se stessi, al proprio territorio e  Paese, sensibili e aperti alla bellezza, alla giustizia, alla verità, alla solidarietà, al senso della vita”. P. Marco, insegna con il suo esempio ad amare l’ambiente educativo come un ambiente di famiglia, creando un clima collaborativo di innovazione. Il mettere insieme sensibilità diverse rende possibile non solo formazione affettiva e la cittadinanza attiva, la capacità di dibattito sui temi etici come la violenza di genere e i doveri e i diritti umani. 

P. Diego Spadotto, CSCh

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