“Passare dalle risposte a un questionario alle domande”, è l’invito fatto dalla Commissione pre capitolare per preparare il prossimo Capitolo generale. Però, viviamo nell’era della scontentezza continua e le domande rischiano di rifletterla. Le imperfezioni che vediamo in Congregazione non giustificano la perdita della gioia, quella che il Signore ci ha dato e che, come religiosi, dovremo testimoniare.
- La nostra gioiosa speranza non si fonda sui numeri o sulle opere, ma su “Colui nel quale abbiamo posto la nostra fiducia (cf. 2Tim, 1, 12). Come non preoccuparsi troppo della sopravvivenza numerica e cercare di capire come muoversi in questo tempo, senza rimpianti per il passato? Abbiamo ancora la capacità di leggere i sintomi della perdita della gioia, dono di Gesù?
- Viviamo nella Chiesa “in uscita”, preparando “otri nuovi”, persone e strutture più agili, per accogliere il “vino nuovo”. Per le opere tradizionali si è innescato l’effetto “domino”, tra rimpianti di religiosi e di quanti in queste opere avevano un’opportunità lavorativa, spesso senza essere in comunione con lo spirito delle opere. I giovani religiosi Cavanis, ripartendo da Cristo, che chiama al cambiamento sono preparati a vivere “secondo il Vangelo” e non in funzione di un’opera/parocchia?
- Sono tanti i sintomi di immaturità dei religiosi, giovani e meno giovani: (carattere complicato, incapacità di assumere le proprie responsabilità, inerzia, mancanza di fantasia, lamentele e accuse reciproche per i propri insuccessi, fragilità e ambiguità affettive, ecc). I processi formativi, in generale, non riescono a generare vere “trasfigurazioni” o cambiamenti reali. Se poi la Congregazione è amministrata come un’impresa, i giovani saranno formati in funzione di essa e l’impegno missionario per il Vangelo viene sostituito dall’ossessione burocratica imposta dalle regole dello Stato. Quali direttive e processi di cambiamento indicherà il Capitolo?
- Anche la persona più favorita di doni, se non investe con tenacia nella propria formazione permanente, non supererà mai il livello della mediocrità e non raggiungerà la maturità cristiana che è servire con creatività e generosità donando tutto di se stessi. Il Capitolo farà una proposta concreta di formazione permanente sistematica e di aggiornamento spirituale e culturale?
- La vita consacrata, nata per rispondere a delle sfide del tempo si trova ora a dover sfidare se stessa, passando dalla capacità di conservazione alla capacità di trasformazione, é abituata a pensare il mondo costruito su norme e consuetudini quasi sacralizzate. Il Capitolo saprà suggerire nuove forme capaci di dare significato a ciò che essa è, senza cercare scorciatoie?
- La diminuzione e l’invecchiamento; i conflitti personali che fanno sprecare energie in questioni banali e lasciano i religiosi in balia di persone senza attitudini di leadership; la mancanza di solidi criteri di discernimento in formatori e superiori che fanno proseguire candidati con dubbio equilibrio umano e spirituale e con tratti marcati di narcisismo, edonismo, consumismo, ecc., pongono il problema della serietà della Congregazione, destinata a non essere interessante per dei giovani in discernimento vocazionale e interessante per altri a cui non interessa questo. Cosa suggerisce il Capitolo a riguardo di giusti criteri di discernimento nelle ammissioni alla professione dei voti e al sacerdozio?
P. Diego Spadotto, CSCh