Sono drammatici i primi giorni di marzo nei quali insieme alla pandemia covid19 del millennio scoppia un altro contagio virale, quello in Rete che diffonde propaganda e disinformazione attraverso social media. Le fake news condizioneranno la percezione e le opinioni di milioni di persone e un paio di mesi più tardi, faranno scattare l’allarme sulla propaganda malevola condotta da alcuni grandi Paesi.
Non si tratta del legittimo dibattito politico all’interno delle democrazie sulle misure sanitarie e sulla loro efficacia. Si diffonde la retorica secondo la quale gli autoritarismi sono più efficaci delle democrazie nel combattere il virus proponendo uno scambio tra sicurezza e libertà. Circola anche la propaganda secondo la quale sarebbero stati i migranti a portare il virus.
Così è partita l’ondata di propaganda, di fake news, migliaia di messaggi letti ogni giorno da milioni di persone. Nell’epoca digitale pochi anni sono paragonabili a mezzo secolo. La sfida dell’epoca digitale, non la si può affrontare solo trasponendo i metodi e i percorsi tradizionali nella rete internet o nei social. Pensare di essere al passo con i tempi solo perché abbiamo una pagina web, è un’illusione da cui stare ben lontani. Di fronte all’assurdo, alla mancanza di risposte, sperimentiamo tutti che il senso più autentico della vita rimane quello del dono di sé, lasciandoci svegliare dal bisogno dell’altro.
A volte, quando le tenebre sono così fitte che sembra che anche il Padre ci abbia abbandonato, Gesù ci ha mostrato una via: è rimasto inchiodato alla sua Croce.
L’amore resta, resta sempre, rimane al suo posto, resiste. Mentre il dolore chiede di essere affrontato e vissuto, non di essere anestetizzato. Oggi, purtroppo, sopravvivono altri virus, non ultimo il razzismo vestito di perbenismo profumato di buono, è pericoloso come quello violento perché ha esiti ugualmente dolorosi, è più falso e subdolo.
Questo tipo di razzisti fanno di tutto per non sembrare razzisti ma lo sono! Preoccupa non solo l’ignoranza di queste persone ma l’indifferenza di tutti a riguardo del problema. È divino non soltanto amare donando agli altri, ma è divino avere la capacità di ricevere dall’altro. Nessuno è così povero da non avere niente da dare e nessuno è così ricco da non avere niente da ricevere: “ci trattarono con rara umanità” (cap 27 e 28 Atti degli Apostoli). È solo dando il meglio di se stessi, sforzandosi per raggiungere i propri obbiettivi, che si prova felicità.
Per cambiare mentalità è necessario un modello alternativo da seguire. Papa Francesco propone un nuovo modello di Chiesa, di economia e di società. Ma è l’unico leader mondiale a fare questo.
Riceviamo la vita in dono e ci è chiesto di intraprendere un viaggio. Ciascuno poi scrive il copione o il diario del proprio viaggio, impara a vivere la gioia e anche la fatica delle salite. Oggi si parla molto di resilienza e perseveranza ma la verità è che appena sentiamo un po’ di freddo alziamo il riscaldamento. Dobbiamo imparare di nuovo a “guadagnarci la vita”, a superare le paure.
Si può barare su tanti aspetti ma non si può barare di fronte alle tante morti provocate dal virus e dalla presunzione di superiorità. La resurrezione di Gesù ci permette di vivere la verità di noi stessi, sul senso della vita e la presenza di un Padre a cui affidarci senza riserve, il porto dove riposare le nostre stanchezze, sicuri di non essere respinti. Tutto ciò che è meno di questo comporta un’esistenza cristiana asfittica, ridotta, melanconica, embrionale.
L’esistenza è cammino verso una patria promessa, che ci viene incontro come il mistero santo cui affidarci e dal quale lasciarci raggiungere e salvare. Perché l’uomo fa fatica ad accettare che Dio si occupi veramente di lui, che gli sia vicino? Forse perché non accetta l’invito di Gesù nell’Ultima Cena, alla lavanda dei piedi degli apostoli: “Come ho fatto io così fate anche voi”. Non c’è bisogno di un trattato di filosofia per spiegare quanto sia importante la solidarietà: è nella concretezza delle nostre esperienze quotidiane che impareremo questo valore. Ed è solo praticando, abituandoci a comportarci in modo solidale, che diventeremo davvero onesti. Non servono troppe discussioni teoriche.
P. Diego Spadotto, CSCh