“Pescatori di uomini” in comunità missionarie

La parola “vocazione”, anche se usurata, rinvia alla genesi stessa della Chiesa, che non nasce attorno a un’idea, ma in un dinamismo d’incontri, di relazioni e di comunione.

La parola “vocazione”, anche se usurata, rinvia alla genesi stessa della Chiesa, che non nasce attorno a un’idea, ma in un dinamismo d’incontri, di relazioni e di comunione. C’è il rischio, però, che in un mondo di conoscenze sempre più tecniche e specializzate, su questioni decisive, ognuno sia solo e non incontri né il Signore, né i confratelli, così la vita di comunità diventa sterile e non evangelizza. 

Circolano ancora rappresentazioni della vocazione quale destino prefissato, compito da svolgere, disegno imperscrutabile, copione già scritto. Per quanto intrisa di religiosità, tale rappresentazione è estranea a Gesù, lede la grandezza di Dio e la dignità di ciascuno.

La vocazione non é nemmeno solo un progetto di vita, un obiettivo che ci si è posti, presupponendo che la grazia semplicemente sostenga e ratifichi ciò che ognuno vuole. Il vincolo giuridico ha tenuto finché rimanere nel proprio stato di vita era questione di sopravvivenza. 

Ora, la vita consacrata per evangelizzare deve essere funzionale alla comunità in comunione, che è possibile solo con l’umile coscienza della fragilità di ciascuno. Sequela di Cristo che contempla lo smarrimento, le soste e la ricerca di presenza nella comunità.

Nella Chiesa e nella vita consacrata, in questi tempi, è successo un po’ di tutto che ha fatto tanto male. I “pescatori di uomini” che si dedicano all’educazione e formazione dei bambini e dei giovani, hanno perso credito a causa di scandali e omissioni di verità.

Ora, “Con dolore e vergogna”, bisogna impegnarsi nella promozione di una cultura coerente per la protezione e la sicurezza dei minori. Riconoscendo che sarà sempre poco quello che facciamo per chiedere perdono, bisogna andare più in là di quanto messo in atto in questi anni, più in là della stessa politica di ‘tolleranza zero’, dei protocolli di attenzione ai singoli casi, degli sforzi di riparazione e dei programmi di prevenzione”. 

Bisogna approfondire la nostra comprensione delle cause delle ferite causate alla Chiesa, riconoscere la nostra responsabilità e omissione, e trovare i mezzi per generare cambiamenti nel cammino di formazione dei futuri religiosi. 

Il Capitolo promuova uno stile orante e penitenziale che apra le porte dei cuori a forme creative di apostolato che promuovano la cultura della protezione di minori e affrontino umilmente il clima di sospetto e di accusa che pesa sulla Chiesa tutta.

Anche noi religiosi Cavanis corriamo il pericolo è di ridurre la vocazione a una chiamata ad una attività sociale e non a vivere di Cristo e in Cristo in comunità fraterne. Non si può continuare a presentare ai futuri Cavanis come prima meta lavorare in un’opera umanitaria, la meta vera è la sequela di Cristo come discepoli fedeli e credibili. 

Siamo religiosi e sacerdoti, non si può esercitare il ministero di santificare il popolo di Dio se non si tende con tutto se stessi alla santità, offrendo gratuitamente “i nostri corpi come sacrificio santo e vivente”, non ricercando riconoscimenti e prendendo le distanze dai ruoli che esercitiamo. Non “siamo” il ruolo che esercitiamo e nemmeno “padroni”.

A nessuno basta essere solo “pescatore”, nemmeno agli Apostoli. Cristo, trasforma gli apostoli in pescatori di uomini, in persone di relazioni. Forma una comunità fidandosi di ciascuno di loro e loro, un po’ alla volta, si fidano di lui. Nell’esperienza di questo amore fiducioso tutto gira attorno alla persona di Gesù.

Non si dona la vita per una astrazione o per un ideale ma per una persona concreta, per persone concrete che sono Gesù. Francesco Saverio, quando partì in missione scrisse sul suo petto i nomi dei compagni che lasciava in Europa, se li è portati con lui in missione. Anche se la comunità è formata solo da due confratelli, la missione è di tutta la Congregazione. Quale formazione impostare affinché non si continui a “formare” costruttori di muri e monumenti che scartano la Pietra fondamentalela comunità e la congregazione?

P. Diego Spadotto, CSCh

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