Pietra d’angolo e pietre di scarto

Quelli che sono scelti spesso sono trattati come “scarti”, sono volentieri criticati  e molto poco aiutati dai confratelli.

“Stare dietro a Gesù c’è più polvere da masticare che medaglie da appuntarsi, siamo i servi inutili di cui parla Lc 17,10”. “Inutili” proprio nel senso giusto, cioè: per quello che fanno, come strumenti nelle mani di Dio, non ricevono stipendio, fanno tutto gratuitamente non hanno utili. 

Nella vita consacrata per vivere secondo lo “spirito di…”, bisogna capire cosa vogliamo mettere dopo quel “di…”, Dio costruisce il suo regno con servi inutili, con “pietre di scarto”, quelle che il mondo non  considera e butta via. Come formare per essere gioiosamente “pietre di scarto”, i “servi inutili”? Secondo quale “spirito di…”? Massimizzare alcune cose nella formazione alla vita consacrata è pericoloso, si rischia di minimizzare altre cose più importanti.

Anche se le nostre Costituzioni dicono che i formatori devono essere scelti con cura ed essere “ferventi nella carità e nella preghiera, forniti di dottrina nelle cose spirituali, prudenti, fermi, amabili…” sappiamo che nella pratica, non si sceglie secondo questi criteri. Si improvvisano i formatori, si moltiplicano le “case di formazione” pur non avendo formatori adeguati.

Quelli che sono scelti spesso sono trattati come “scarti”, sono volentieri criticati  e molto poco aiutati dai confratelli. Ma essi dovrebbero essere in Congregazione le colonne portanti”, le “pietre d’angolo”, le “umili case di santità”. 

Quando i formatori non sono adeguati e la loro vita consacrata non è di esempio, le conseguenze sono tragiche. Il Capitolo, suoni la sveglia e ammetta che le risorse di formatori sono limitate. Oggi, di quali formatori ha bisogno la Congregazione per avere una formazione interculturale e internazionale di buon livello? Cosa può fare il Capitolo per porre rimedio alla “deformazione”?

Una buona e solida formazione culturale e spirituale dona profondità alla vita consacrata, dona concretezza e senso alla missione educativa e pastorale. I consacrati devono solo aiutare la gente, specialmente i giovani,  a tirar fuori l’immagine e la somiglianza di Dio che tutti hanno e creare un link di connessioni giuste tra i vari aspetti della vita di ognuno. 

La vita consacrata non è soltanto un esercizio di virtù, una morale più o meno nobile e pura, ma un incontro che rinnova tutta la vita, che dona alla vita un nuovo orientamento. I consacrati non sono i giudici degli altri ma compagni di viaggio, devono prendere su di sé la responsabilità di ogni peccato umano. Tutti siamo formatori alla santità gli uni degli altri.

Se invece scarichiamo la propria pigrizia e debolezza sugli altri, “deformiamo” il popolo di Dio con il nostro orgoglio e la nostra ipocrisia.

La radice della vita dei consacrati sta la consapevolezza di non essere i padroni del gioco della vita propria e altrui, di non avere il controllo di tutto e di tutti.

Sanno che hanno accettato liberamente di coltivare il “campo del Signore” perché Lui si è fidato di loro, della loro povera umanità, del loro “corpo di servizio”, veicolo di preghiera e di quella memoria che viene dimenticata da quanti non amano la Congregazione, né la storia, né la fatica di essere “pietre di scarto”. Dal Capitolo dovrà uscire un orientamento chiaro su come e su chi potrà coordinare e orientare la formazione permanente e i formatori che lavorano nella formazione iniziale.

P. Diego Spadotto, CSCh

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