Pregare il Santo Rosario ogni giorno, durante l’intero mese mariano di ottobre

Unirsi in comunione e in penitenza, come popolo di Dio, nel chiedere alla Santa Madre di Dio di proteggere la Chiesa.

Il Santo Padre – in data 29 Settembre scorso – ha invitato tutti i fedeli, di tutto il mondo, “a pregare il Santo Rosario ogni giorno, durante l’intero mese mariano di ottobre e a unirsi così in comunione e in penitenza, come popolo di Dio, nel chiedere alla Santa Madre di Dio di proteggere la Chiesa”.
Il Santo Padre – in data 29 Settembre scorso – ha invitato tutti i fedeli, di tutto il mondo, “a pregare il Santo Rosario ogni giorno, durante l’intero mese mariano di ottobre e a unirsi così in comunione e in penitenza, come popolo di Dio, nel chiedere alla Santa Madre di Dio di proteggere la Chiesa”.

Carissimi Confratelli e Collaboratori laici,

Il Santo Padre – in data 29 Settembre scorso – ha invitato tutti i fedeli, di tutto il mondo, “a pregare il Santo Rosario ogni giorno, durante l’intero mese mariano di ottobre e a unirsi così in comunione e in penitenza, come popolo di Dio, nel chiedere alla Santa Madre di Dio di proteggere la Chiesa”.

Ci ha invitati anche a recitare le seguenti preghiere:

  1. Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio. Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine Gloriosa e Benedetta.
     
  2. San Michele Arcangelo, difendici nella lotta: si il nostro aiuto contro la malvagità e le insidie del demonio. Supplichevoli preghiamo che Dio lo domini e Tu, Principe della Milizia Celeste, con il potere che ti viene da Dio, incatena nell’inferno satana e gli spiriti maligni, che si aggirano per il mondo per far perdere le anime. Amen.

Per vivere bene questo Mese Mariano ripropongo, per la vostra meditazione, la Lettera circolare che ho scritto nel 2002 in occasione dell’Anno Mariano, vissuto per celebrare il Bicentenario di Congregazione.

Roma, 1 Ottobre 2018 – Memoria di Santa Teresa di Gesù Bambino

IL ROSARIO: PREGHIERA DA RISCOPRIRE

Un tempo nelle case c’era sempre un grande focolare e attorno ad esso si svolgeva la vita domestica. D’inverno era fonte di calore e attorno al fuoco acceso si riuniva alla sera tutta la famiglia; i vecchi raccontavano storie, i giovani sognavano e i piccoli giocavano mentre le buone mamme avevano sempre qualcosa da rammendare; poi tutti assieme si recitava il Rosario.

L’ultima brace incandescente del giorno veniva coperta da un denso strato di cenere durante la notte per poter riaccendere rapidamente il fuoco nel giorno seguente.

Ho saputo anche che gli irlandesi trasferiscono il fuoco da una casa all’altra. Quando i giovani si sposano o quando le famiglie cambiano di casa, portano con sé una brace ardente dal focolare per accendere il fuoco nella nuova residenza. Questo mi fa pensare che nessun fuoco dura per sempre, che il nuovo fuoco deve venire da un altro luogo, che il focolare è il nucleo che concentra il calore e l’energia della famiglia, che il fuoco che ci ha riscaldato nel passato può riscaldarci anche nel futuro, che è necessario prendere qualcosa dal fuoco antico per dare qualità al nuovo fuoco.

Non sono un nostalgico del passato e nemmeno un laudator temporis acti perché devo vivere nell’oggi con lo sguardo rivolto al futuro, convinto che non abbiamo solo una storia gloriosa da ricordare, ma una grande storia da costruire. E proprio per proiettarci nel futuro, per accendere il nuovo fuoco, dobbiamo prendere le braci dal vecchio focolare, non possiamo dimenticare le virtù del passato, anzi dobbiamo ricuperarle per formarci in esse e portarle avanti con santo orgoglio.


Alimentare il fuoco

La fiamma della carità che ardeva nel cuore dei nostri santi Padri Fondatori era continuamente alimentata dallo spirito di orazione. “Ti prego Signore di poter sempre pregare” ripeteva spesso P. Antonio.

P. Antonio e P. Marco ci invitano a riscoprire l’essenza del nostro essere religiosi Cavanis: dobbiamo, cioè, essere uomini di Dio, ricchi di umanità, con una identità carismatica ben definita che mettono l’accento tanto sulla centralità di Dio, la Sua Parola e la vita di preghiera, quanto sulla vita fraterna, gioiosa perché semplice, la cui austerità di vita rende vicini ai poveri e bisognosi del nostro mondo. Per realizzare la nostra missione specifica, oggi più che mai, siamo chiamati ad essere uomini di preghiera che imparano e insegnano l’arte della preghiera, perché senza spirito di preghiera perdiamo il controllo sul piccolo mondo che ci circonda. “Sai cosa vuol dire spirito di orazione? – diceva P. Antonio a P. Casara – Intendilo da questo. Come l’anima informa il corpo, e gl’infonde vita, moto, vigore, così lo spirito alla orazione: e come l’anima infonde la vita ad ogni parte anche minima del corpo, e senza interruzione mai d’un istante, così è dell’orazione avvivata dallo spirito. Spirito di orazione vuol dire vivere d’orazione, non poter vivere senza orazione, vivere sempre d’orazione; la quale venga così necessaria dal cuore come il respiro, e là, pur sia dove anche meno parrebbe, tutta in sé informando e in sé trasformando le azioni di nostra vita” (POSITIO Doc XIX n° 14 p. 873).

Lo spirito di orazione mantiene sempre vivo in noi il “desiderio di Dio”. E Sant’Agostino dice: “se sempre desideri, sempre preghi. (…) Quando tace la preghiera è spento il desiderio” (Sermo 80). Nella nostra vita di consacrati nulla è più bello di Dio, nulla va amato di più di questa suprema bellezza. La vocazione è suscitata da questa bellezza e porta i suoi frutti nella fecondità della missione. Se il fuoco della carità e dell’amore di Dio non arde dentro di noi, la nostra missione si riduce progressivamente al fare, all’azione, all’efficientismo, fino all’esaurimento delle nostre energie per cui poi ci sentiamo stanchi, scoraggiati e vuoti. Non dimentichiamo che il servizio apostolico deve essere prestato agli uomini per amore di Cristo, come dice san Paolo: “Noi siamo vostri servitori per amore di Gesù” (2 Cor 4,5). Quando l’amore di Cristo “ci brucia”saremo testimoni di Lui e potremo dire: “La mia vita è Cristo”.

Per essere capaci di fare di Dio il Tutto della vita, l’Unico necessario, il Fine di ogni realtà, ci impegneremo a vivere con amore appassionato la forma di vita di Cristo. Dobbiamo ripartire da Cristo, per riproporre la misura alta della vita consacrata nei suoi tre elementi costitutivi: consacrazione, vita fraterna in comunità e missione specifica. Giovanni Paolo II, nella lettera che ci ha inviato in occasione della celebrazione del Bicentenario, dopo aver parlato della santità gioiosa dei nostri Fondatori, ci sprona così: Seguendo il loro carisma, è necessario che ricerchiate sempre “Dio, Padre buono, unico nostro bene”. Con questo desiderio nel cuore, vi sarà possibile ripartire ogni giorno contando con serenità e fiducia sull’aiuto del Signore, che ha detto: “lasciate che i bambini vengano a me” (Mt 19, 14). E conclude così: I Fondatori sono stati figli umili e amorosi di Maria Santissima, e per questo voi celebrate il Bicentenario dell’Opera con un Anno Mariano. Alla Madre celeste, la “cara Madre Maria delle Scuole di Carità”, vi affido, perché vi aiuti a tendere sempre alla santità e vi spinga a riproporre con fiducia questo cammino di perfezione evangelica ai giovani e alle famiglie, che sono oggetto delle vostre quotidiane cure apostoliche.


Viene raccomandata la recita del Rosario

A conclusione di quest’Anno Mariano Cavanis, considero un prezioso regalo per tutti noi Cavanis la Lettera Apostolica di Giovanni Paolo II, Rosarium Virginis Mariae e rinnovo a tutti l’invito pressante del Papa: “riprendete con fiducia tra le mani la corona del Rosario, riscoprendola alla luce della Scrittura, in armonia con la Liturgia, nel contesto della vita quotidiana”. E aggiunge: “Che questo mio appello non cada inascoltato!” (RVM 43).

Ho perciò deciso di scrivervi, cari confratelli e amici laici, per riflettere assieme a voi sulla bellezza e sulla bontà di una preghiera tanto facile e, allo stesso tempo, tanto ricca; per riscoprire che, fin dalle nostre origini, la nostra spiritualità ha un carattere spiccatamente mariano; per invitarvi a recitare ogni giorno almeno una terza parte del Rosario diffondendone la pratica, oltre che nelle nostre opere, anche nelle famiglie e nelle parrocchie. Nelle nostre Costituzioni incontriamo una forte raccomandazione che in quest’Anno del Rosario dovrebbe diventare impegno di tutti:“Viene sommamente raccomandata la recita quotidiana del Rosario, quale atto speciale di devozione alla Madonna” (Cost. 30).

Passiamo dall’Anno Mariano all’Anno del Rosario, sempre con Maria e per Maria possiamo rinnovare la nostra vita spirituale. “Il Rosario, se riscoperto nel suo pieno significato, porta al cuore stesso della vita cristiana ed offre un’ordinaria quanto feconda opportunità spirituale e pedagogica per la contemplazione personale, la formazione del Popolo di Dio e la nuova evangelizzazione” (RVM 3).


Ecco tua Madre! E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. (Gv 19,27)

Il Rosario invita a meditare il Vangelo. Fino a quando sarà di moda il Vangelo, sarà di moda anche il Rosario.

Secondo un’antica tradizione il Rosario è stato suggerito dalla Madonna a S. Domenico di Guzman, ma più che una devozione mariana, è una preghiera dal cuore cristologico. È Cristo, di fatti, che viene sempre meditato e contemplato, anche se, ci piace dire, con gli occhi e il cuore di Maria. Se non fosse stato così, la Madonna non avrebbe tanto caldamente raccomandata la recita del Rosario a Lourdes come a Fatima e altrove; Leone XIII non avrebbe scritto ben undici Lettere Encicliche tutte sul Rosario; molti altri Papi non l’avrebbero continuamente inculcato, come Pio XII che scriveva: Il Santo Rosario non solo non sarà la preghiera particolare che ogni giorno sale al cielo in odore di soavità, ma costituirà altresì una scuola efficacissima di vita cristiana (Enciclica Ingruentium malorum,15 sett.1951). Tra i Papi più recenti che si sono distinti nella promozione del Rosario, ricordiamo il Beato Giovanni XXIII che ha scritto una Epistola apostolica sul Rosario (Il religioso convegno, 29.09.1961) e Paolo VI che in Marialis cultus ha evidenziato il carattere evangelico del Rosario e il suo orientamento cristologico.

Il Papa attuale, Giovanni Paolo II, definisce il Rosario“La mia preghiera prediletta. Preghiera meravigliosa; meravigliosa nella sua semplicità e nella sua profondità”, ci fa dono della lettera apostolica“Rosarium Virginis Mariae”, arricchisce il Rosario con i cinque misteri della luce e proclama l’anno del Rosario che va dall’ottobre 2002 all’ottobre del 2003.

Il Rosario è la preghiera amata da numerosi santi e certamente anche dai nostri Padri Fondatori. Padre Pio da Pietrelcina, recentemente canonizzato, diceva: “Il Rosario è un dono meraviglioso della Madonna all’umanità. Questa preghiera è la sintesi della nostra fede; il sostegno della nostra speranza; l’esplosione della nostra carità”.

E non dimentichiamo la raccomandazione di P. Marco: “Rifugiatevi nella preghiera a trattare il problema con la dolcissima nostra Madre Maria e state di buon animo che con la sua mediazione validissima ed amorosa ogni cosa dovrà riuscire felicemente”(PMA III, 623).


Maria ci aiuta a penetrare il mistero di Cristo e il mistero dell’uomo

All’inizio del terzo millennio e per noi del terzo centenario di storia Cavanis, vogliamo metterci alla scuola di Maria sicuri che riceveremo abbondanti grazie dalle mani stesse di Maria. Il Papa, insistendo sulla recita del Rosario, ci invita a contemplare Cristo con Maria, a ricordare Cristo con Maria, a imparare Cristo da Maria, a conformarci a Cristo con Maria, a supplicare Cristo con Maria. Insomma la cara Madre Maria ci guida a riscoprire l’arte della preghiera, ci accompagna nella peregrinazione della fede e ci insegna ad essere discepoli conformi, uniti e consacrati a Gesù Cristo per viverLo e annunciarLo.

Il Rosario ci aiuta a penetrare il mistero di Dio, cioè Cristo, nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza (cfr Col 2,2-3). Il mistero di Cristo ci aiuta a capire il “mistero” dell’uomo perché ciascun mistero del Rosario, ben meditato, getta luce sul mistero dell’uomo.

“Che Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di (…) conoscere l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio” (Ef 3, 17-19). Sempre l’incontro con il Signore ci porta all’incontro con i fratelli; fissare gli occhi sul volto di Cristo ci aiuta a scoprire il volto di Cristo nei fratelli, specie in quelli più sofferenti.
 

Annuncio nuovo: I misteri della luce

Ai misteri della gioia, del dolore e della gloria che già conosciamo, Giovanni Paolo II ha voluto aggiungere anche i cinque misteri della luce. “Dio è luce e in lui non ci sono tenebre.(…) se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato”. (1 Gv 1,5-7) Seguendo Cristo, luce del mondo, saremo da Lui illuminati e diventeremo luce anche per i nostri fratelli.

Consacrazione, comunione e missione ricevono una nuova luce quando contempliamo i cinque nuovi misteri del Rosario che il Papa ha indicato.

1. Battesimo al Giordano. Ogni cristiano è intimamente legato a Cristo per la sua consacrazione battesimale. Noi religiosi poi, per un singolare e fecondo approfondimento della consacrazione battesimale, siamo chiamati a conformarci a Cristo per vivere la sua stessa vita.

2. Nozze di Cana. Ci accompagna sempre la presenza materna di Maria che intercede sempre a nostro favore davanti a Dio e ottiene dal suo Figlio il miracolo di trasformare l’acqua del nostro quotidiano in vino della gioia e della speranza.

3. Annuncio del Regno e invito alla conversione. La nostra vita cristiana e religiosa è un continuo cammino di conversione a Dio e ai fratelli. Impariamo insegnando e insegniamo imparando.

Solo se facciamo esperienza della misericordia del Signore e di come il Padre è buono, sapremo essere misericordiosi con gli altri, sapremo perdonare e accogliere gli altri e saremo “veri padri dei giovani”.

4. Trasfigurazione. Non dimentichiamo che in “Vita Consacrata” il Papa fa riferimento a questa “icona” per ricondurre ad essa sia la dimensione contemplativa come quella attiva della vita religiosa. Essa implica un “ascendere al monte” e un “discendere dal monte”. Insomma la nostra esistenza dovrebbe essere epifania di Dio, trasfigurazione, conformazione a Cristo per vivere con Lui la fatica del disegno di Dio e imboccare con coraggio la via della croce.

5. Istituzione dell’Eucaristia. L’Eucaristia, nella quale rendiamo attuale il mistero pasquale di Cristo, è il centro della nostra vita e della nostra preghiera. Essa è il segno di unità e il vincolo di carità, capace di fare un solo corpo e un solo spirito di tutti coloro che mangiano dell’unico pane e bevono dell’unico calice.


Rosario: preghiera facile ed efficace

Alla recita del Rosario “la Chiesa ha riconosciuto sempre una particolare efficacia, affidando ad essa, alla sua recita corale, alla sua pratica costante, le cause più difficili” (RVM 39). All’efficacia di questa preghiera il Papa affida oggi particolarmente la causa della pace del mondo e quella della famiglia.

Il Rosario è anche, da sempre, preghiera della famiglia e per la famiglia. “Un tempo questa preghiera era particolarmente cara alle famiglie cristiane, e certamente ne favoriva la comunione.(…) Bisogna tornare a pregare in famiglia e a pregare per le famiglie, utilizzando ancora questa forma di preghiera” (RVM 41) ricordando che “ la famiglia che prega unita, resta unita”.

Il Rosario è un tesoro da riscoprire perché preghiera facile, ma allo stesso tempo ricca ed efficace. Alla sua efficacia noi Cavanis vogliamo affidare anche la causa della nostra rinnovazione spirituale, dell’educazione e formazione dei ragazzi e giovani e delle vocazioni al nostro Istituto. “Ritorniamo a pregare il Rosario per i figli, e ancor più con i figli, educandoli fin dai teneri anni a questo momento giornaliero di “sosta orante della famiglia” (RVM 42). “Se il Rosario viene ben presentato – dice il Papa – sono sicuro che i giovani stessi saranno capaci di sorprendere ancora una volta gli adulti, nel far propria questa preghiera e nel recitarla con l’entusiasmo tipico della loro età” (RVM 42).


I Fondatori e il Rosario

Non incontriamo negli scritti dei Fondatori un trattato particolare sul S. Rosario, da questo però non possiamo dedurre che questa preghiera non fosse da loro valorizzata. Anzi, se consideriamo la loro spiritualità mariana manifestata da un legame filiale alla Madonna che hanno nutrito fin dalla tenera età e imparato dai loro genitori e alla scuola dei Domenicani e che è attestata dalle più di 250 citazioni che incontriamo negli otto volumi dell’Epistolario, dobbiamo dedurre che la pratica del Rosario era per loro una cosa ovvia. Incontriamo alcune citazioni che evidenziano questa pratica all’inizio, durante e alla fine della loro vita apostolica.

Il Rosario faceva parte dei consueti esercizi di pietà propri della Congregazione Mariana ed è quindi presente fin dall’inizio della nostra Opera: “Li proposti esercizi divoti consistono: nella recita del S. Rosario, in un quarto d’ora di meditazione, nell’esame di coscienza, in alcune brevi preghiere, e nel proporre un Santo Protettore, ed un atto di virtù nel giorno seguente” (PMA I p. 332).

In “Fatti memorabili occorsi nell’Istituto delle Scuole di Carità in S. Agnese di Venezia, in giorni dedicati a Maria SS.ma” P. Marco scrive il 3 Ottobre 1802: “cadendo in oggi la prima Domenica di Ottobre, festa della B. V. del Rosario fu aperto un orto per trattenere piacevolmente in onesta ricreazione i giovani appartenenti all’Oratorio, l’uso del qual orto si ottenne in modo affatto improvviso, ed inaspettato”. Sappiamo come ben presto i Fondatori hanno intuito la necessità di uno spazio dove raccogliere i loro ragazzi per intrattenerli con giochi e per studiare i loro giovani. L’orto divenne per i Cavanis uno dei mezzi più efficaci per l’educazione dei giovani. Ben presto “s’introdusse il costume che dopo la ricreazione nell’Orto i giovanetti si raccogliessero in Oratorio, ed ivi udissero un breve Sermone, e poi recitassero una terza parte del Rosario”.

Nelle MEMORIE scritte da P. Marco incontriamo questa annotazione in data 7 gennaio 1803: “Oggi dopo pranzo il R.do D. Francesco Agazzi si portò alla Camera della Scuola a presiedere l’oratorio fissato in ogni sabato per divoto esercizio degli scolari. Recitò unitamente ai giovani ivi concorsi una 3za parte del S. Rosario e le litanie (…) Questo metodo praticato nel primo Sabbato, dovrà tenersi anche nei Sabbati successivi”.

Da allora fu introdotta la tradizione di recitare tutti i sabati il S. Rosario con gli alunni e ne troviamo riscontro anche nelle Costituzioni del 1837, cap. VII n° 13: “Singulis vero Sabbatis (…) in Oratorio ab omnibus Magistris et adolescentibus tertia pars Rosarii B.M. Virginis recitetur”.

In data 2 Ottobre 1803 i Congregati partecipano alla processione del Rosario con i Padri Domenicani Osservanti delle Zattere:”tutti avevano la Corona in mano e cogli occhi a terra, e la fronte china recitarono il Rosario intuonato dal nostro Direttore”.

Durante i viaggi che P. Marco faceva per far conoscere la nuova Congregazione, per difendere la libertà della scuola, per cercare vocazioni e aiuti economici per la nuova Opera, certamente sgranava spesso la corona del Rosario. Provava grande gioia spirituale quando visitava qualche santuario della Madonna. Ne abbiamo una preziosa testimonianza quando l’otto ottobre 1833 ha visitato il Santuario della Madonna di San Luca a Bologna: “In questa mattina poi ci siamo portati a piedi al Santuario insigne del Monte, facendo un cammino di circa tre miglia, quasi sempre sotto a bei portici in cui si contano archi seicento novanta; e trovandosi a vari intervalli dipinti li 15 misteri del S. Rosario, lo abbiamo recitato insieme con due buoni compagni fermandoci ad ogni posta alla rispettiva cappella che s’incontrava. Compito il divoto pellegrinaggio ho celebrato la S. Messa all’altare della B. V. Maria”.

I fratelli Cavanis non solo hanno molto apprezzato la preghiera del Rosario, ma ne hanno anche diffuso la pratica tra i loro ragazzi. Il Rosario serviva certamente ad alimentare in loro e negli alunni un sincero e filiale amore alla cara Madre Maria e ad implorare aiuto nei bisogni gravi dell’Opera assieme ad altre iniziative da loro stessi intraprese come gli Anni Mariani e le Corone di fiori.

“Così anche godo la compiacenza di veder disposta la fondazione di un Istituto che é sotto il particolar patrocinio della Gran Vergine nostra Madre…Mercé la protezione validissima di Maria, che voi pure non cesserete implorarmi, speriamo felice l’esito. (PMA IV 793)

Verso la fine della loro vita, con la graduale perdita della vista, il Rosario sarà la loro preghiera prediletta e otterranno “la commutazione dell’obbligo dell’Ufficio Divino con la recita del Rosario con le litanie della B.V. Maria (PMA 7 settembre 1852). Quando la vista si oscura sulle realtà terrene, l’anima entra nella luce della contemplazione delle realtà del cielo, e il Rosario è la dolce catena che ci lega sempre più a Dio.


Alle origini c’è una Madre e un Padre

L’ispirazione originaria, che portò i due fratelli sacerdoti Cavanis a fondare a Venezia, 200 anni or sono, una Congregazione mariana, poi sviluppatasi in “Oratorio”, fino ad arrivare alle “Scuole di Carità” rafforza in noi la convinzione che la Congregazione è nata dall’amore paterno di Dio e dall’amore materno di Maria, come ogni famiglia nasce dall’amore di un uomo e una donna. Alimentare un sincero e filiale amore tanto in relazione al Signore, “Padre Buono” come nei confronti della “Buona Mamma” Maria Santissima è per noi un impegno sacrosanto per non tradire le nostre origini e soprattutto per seguire la scia luminosa di santità lasciataci in eredità dai nostri Fondatori. Ritiriamo dal focolare domestico della nostra Tradizione la brace ardente della preghiera del Rosario per riaccendere nella nostra vita e nelle nostre famiglie l’amore che ci unisce a Cristo, alla Madonna e ai fratelli. Recitiamolo da soli o con gli altri, mentre riposiamo o mentre lavoriamo, quando stiamo seduti o quando corriamo in macchina, in una chiesa o per le strade del mondo, di continuo o a sprazzi, per affrontare problemi difficili o per lodare e ringraziare il buon Padre nostro.

Per meglio vivere la comunione tra di noi, con la Congregazione e con la Chiesa, propongo intenzioni comuni per la recita del Rosario:

  • Misteri Gaudiosi: PER LE VOCAZIONI.
  • Misteri Dolorosi: PER GLI AMMALATI, PER I SOFFERENTI E PER LA PACE.
  • Misteri Luminosi: PER COLORO CHE LOTTANO PER L’EVANGELIZZAZIONE E LA GIUSTIZIA, PER GLI EDUCATORI E I MISSIONARI.
  • Misteri Gloriosi: PERCHÉ IL SIGNORE AUMENTI LA NOSTRA FEDE E CI MANTENGA FEDELI FINO ALLA FINE NEL SUO SANTO SERVIZIO.

Il Rosario non è certo il toccasana e la soluzione di ogni problema, ma è un aiuto spirituale da non sottovalutare.

Termino con l’esortazione stessa di P. Marco Cavanis: “Sia sempre più tenera la vostra devozione a Maria che é la dispensiera di tutte le grazie, e ne otterrete gran copia per le sue mani”. (PAA IV 935)

Roma 16 novembre 2002.
17° anniversario della promulgazione del decreto di eroicità delle virtù dei nostri Fondatori.

P. Pietro Fietta – Preposito Generale

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