Responsabilità sociale e senso critico

Non invochiamo il passato glorioso della nostra storia, il Risorto, al contrario, ci fa guardare con occhi disincantati il presente e ci proietta nel futuro.

“Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché non li approvavo. Poi vennero a prendere i comunisti e io non dissi niente perché non ero un comunista. Un giorno vennero a prendere me e non c’era nessuno a protestare” (B.Brecht).

Questo testo famoso di Brecht, che è bene non dimenticare, allerta sulla necessità di guardare la realtà, non però come facciamo abitualmente, e di coinvolgersi con responsabilità e senso critico, prima che sia troppo tardi. Siamo sfidati a guardare al di là di noi, a valicare i limiti di una vita abitudinaria, che trascenda il perimetro delle nostre preoccupazioni, che si proietti oltre ciò che noi riusciamo a vedere da soli e veda le necessità degli altri e solidarizzi nell’interazione tra il qui e adesso e il domani. Abbiamo conservato la fede che ci fa vedere gli altri? È la fede che è importante ed è questo che il Signore vuol trovare. Non sono le commemorazioni postume ma è la fede che ci fa celebrare e vivere con gioia la Resurrezione e la vita di tutti e della comunità.

La Chiesa, popolo di Dio, per celebrare in unità e ha bisogno della tua presenza e della tua partecipazione. Senza di te la Chiesa é sicuramente più povera. La tua presenza non può essere sostituita da nessuno, nemmeno da un santo, per poter gioire insieme del bene e del bello che si incontra nella vita. Questa è la grande responsabilità di ciascuno. Se è vero che siamo nani e camminiamo sulle spalle di giganti, dobbiamo sempre verificare se abbiamo lo sguardo più lungo, se usiamo bene questa possibilità, per non cadere nella tentazione di quelli che cercano Dio rinchiudendo i suoi doni dentro le proprie attese. Ma Dio non si lascia rinchiudere dentro le attese dell’uomo, le dilata. Non mettiamo Dio dentro le nostre categorie religiose abitudinarie, il Risorto non esita a dimostraci la loro inadeguatezza. Non invochiamo il passato glorioso della nostra storia, il Risorto, al contrario, ci fa guardare con occhi disincantati il presente e ci proietta nel futuro. Ci apre gli occhi non solo alla luce del giorno ma ad un’altra luce che é Lui stesso, e ci fa vedere la nostra povertà e gli “scarti” del mondo e ci invia ad aiutarli con il nostro niente.

I farisei, nel Vangelo, e i benpensanti oggi, edificano un mondo di parole e di sofismi. Gesù, invece, aiuta ad ascoltare la vita, a non chiudere la sofferenza umana dentro le gabbie delle teorie religiose, delle ideologie e delle norme moralistiche, dove coloro che si dicono sapienti non sanno parlare di speranza. “Sono burocrati delle regole e analfabeti del cuore”. Per i farisei e i benpensanti, la parola più ricorrente è peccato, “Chi ha peccato lui o i suoi genitori?”. La loro è una religiosità immiserita a questioni di peccato e di norme. Il peccato è innalzato a teoria che spiega e interpreta la realtà, perfino l’agire di Dio. Gesù, invece, è venuto per capovolgere questa mentalità. L’uomo non coincide con il peccato ma con il bene possibile, e parla di peccato solo per perdonarlo. Dio Misericordioso non può essere ridotto al nostro moralismo, è libero di entrare nella nostra storia, in punta di piedi: “Sfortunatamente, Dio non ha uno spazio nella mia vita. Nutro la speranza, se esiste, di avere io uno spazio nella sua” (Gabriel Garcia Marquez).

“Tutte le parole sono logore e l’uomo non può più usarle” (Qohelet 1,8) Ma c’è una ragione che invita a non tacere ed è il fatto che Dio ha voluto salvarci non in virtù della sua onnipotenza ma della sua estrema impotenza. È in “difesa di Dio, che dobbiamo parlare. Ora siamo come in esilio, forse non sappiamo ancora cosa cerchiamo e cosa desideriamo realmente, ma abbiamo la possibilità di scoprire il valore e l’unicità di ogni persona, vulnerabile e impotente come noi, davanti alle emergenze che ci sconvolgono in questi giorni. Che il Risorto, ci doni un nuovo sguardo di compassione sulle persone che soffrono, esse devono essere al centro dei nostri pensieri; ci aiuti anche a comprendere la preziosità della vita, nulla vale quanto una vita. E noi, che ci credevamo signori del creato, dobbiamo prendere confidenza con il mistero, con l’imprevisto che ci supera ma è una feritoia che ci fa intravvedere Dio.

P. Diego Spadotto CSCh

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