La Pace è il tema ricorrente in tutti i messaggi di Papa Francesco ai popoli che visita nei suoi viaggi apostolici e affida il compito di edificare la pace in particolare ai giovani. Così nel messaggio per la Giornata delle Pace 2020. Non è un mistero per nessuno che la nostra epoca sia caratterizzata dal disfacimento di fragili equilibri politici e sociali, dal declino delle istituzioni, dalla perdita progressiva dei valori, dal predominio del potere manipolatore dei media, dalla intolleranza e dalla violenza in tutti i suoi molteplici aspetti.
E anche dall’impotenza inquietante davanti al declino demografico, come se venisse meno perfino la volontà biologica di avere un futuro. Così è successo nei popoli indigeni in America Latina che non procreavano più per non mettere al mondo figli destinati alla sofferenza, alla povertà sistemica e alla morte precoce per la prepotenza e la corruzione di conquistatori e invasori. Fino ad ora si è creduto che si debba partire dal creare un clima di fiducia tra avversari e nemici, vinti e vincitori per poi avviare un dialogo e arrivare alla pace. Papa Francesco, realista come sempre, suggerisce di cambiare paradigma e di partire da un dialogo senza condizioni per arrivare alla fiducia, a una minima conoscenza reciproca e al discernimento. Dialogo, conoscenza reciproca e discernimento che è anche autocritica per la poca conoscenza storica di tante cause che portano l’umanità alla deriva.
Perché fino a poco tempo fa si legittimava la guerra, non si difendeva il primato della coscienza e la libertà religiosa? Perché Liverpool, città cristiana, cattolica e anglicana, è stata il centro da cui passava l’80% del mercato mondiale degli schiavi, e tante persone la domenica andavano alla Messa o al culto e lavoravano per questo mercato? Perché le contrattazioni di alcuni prodotti di consumo mondiale non si fanno nei paesi produttori ma nei centri di potere della finanza? In Occidente, è difficile accorgersi che i cristiani sono “quelli della misericordia”, mentre “In Thailandia, dove i cattolici sono lo 0,2 per cento e nessuno conosce i simboli essenziali come la croce, se si chiede a qualcuno dove sono i roman catholics, come vengono chiamati i cattolici, nessuno sa rispondere. Poi controllano sul telefonino e dicono “lei cerca The mercy people, la gente della misericordia?”.I pochi cattolici sono conosciuti come i testimoni della misericordia, i primi cristiani erano conosciuti per come si amavano. In Occidente, la “società spudorata” ha abolito il pudore, per far cadere ciò che del corpo è la difesa: la dignità del corpo umano, dei bambini, delle donne, dei sofferenti, dei disabili, degli anziani, dei poveri cristi. Una società onesta sa che nella vita di ciascuno deve rimanere una sfera di “rispetto sacro” del corpo. Dall’Africa come dal Medio e dall’Estremo Oriente milioni di persone fuggono dalla guerra e dalla fame, attraversano il deserto, vengono segregati e maltrattati, si avventurano su barconi e affrontano il mare alla ricerca di nuovi approdi. Incontrano e sfidano la morte, non sempre vengono accolti e fanno molta fatica a integrarsi. Corpi a deriva. E la pace?
“Stelle che non hanno paura di sembrare lucciole” (R. Tagore), questa dovrebbe essere la missione dei cristiani e dei giovani nel mondo. Anche nel nostro ultimo Capitolo sono apparse le problematiche relative ai tanti giovani che vorrebbero fare il bene e impegnarsi in missione, ma non arrischiano, hanno paura di essere troppo piccoli, di essere lucciole e, soprattutto non trovano chi li aiuti ad organizzarsi e ad avere fiducia in se stessi. Sono battezzati, hanno ricevuto la Comunione e la Cresima, frequentano scuole cattoliche, spesso anche gli altri ambienti educativi, come gli oratori, ma non hanno mai assunto davvero il loro significato e non vivono sul serio la propria fede. Vivono sotto una cappa, una pesante struttura che raccoglie il fumo di un fuoco di insoddisfazione, per cui scappano, non vogliono rimanere sotto la cappa dove i verbi della parabola del Buon samaritano non sono attuati: non ci si ferma, non ci si china, non si cerca di lenire le ferite, non si mettono i soldi di tasca propria, non si rischia personalmente. “Chi trova il segreto di gioire del bene e non solo arrabbiarsi del male, ha trovato il punto del moto perpetuo” (Pascal).
P. Diego Spadotto CSCh