San Giuseppe Calasanzio: Il Patrono dell’Istituto Cavanis

Il Patrono dell’Istituto, San Giuseppe Calasanzio e i nostri Fondatori sono stati grandi formatori, saggi fedeli e prudenti.

San Giuseppe Calasanzio.
San Giuseppe Calasanzio.

San Giuseppe Calasanzio, Messa propria (Mt 24, 42-51), riflessione sui “formatori” dal Lezionario feriale.

  1. “non lasciare scassinare la casa” – Il dovere della vigilanza e della sopraveglianza (secondo i nostri Fondatori).
  2. il Formatore è il “servo fidato e prudente”.
  • Servo fidato, che ha una forte identità e un grande senso di appartenenza all’ Istituto. Conosce la volontà del Padrone e la rispetta e non ha un progetto personale, un suo interesse. Deve vivere e trasmettere “le cose del Padre”, la spiritualità Cristofora dei venerabili Servi di Dio P. Antonio e P. Marco Cavanis, il paterno spirito di accoglienza e di educazione, nella carità gratuita, verso i giovani.
  • Servo prudente: è colui che usa i mezzi proporzionati e necessari per raggiungere il fine. Gesù dice: “ha l’incarico di dare (loro) il cibo al tempo dovuto. I formandi sono i “domestici” della parabola: devono lavorare e devono crescere. Ci sono tempi dovuti, per il noviziato, per lo studio della filosofia e della teologia, per i primi impegni pastorali tra i giovani e nelle parrocchie. Non sii può pretender che lavorino e crescano in età e spirito religioso Cavanis senza nutrimento.
  • Tappe formative che devono portare alla comunione, in comunità e nella Chiesa. Studi mal fatti o incompleti non facilitano lo zelo pastorale, portano facilmente il sacerdote e l’educatore alla negligenza, a prendere dei tempi sempre più lunghi per il riposo, lo svago, le comodità, le cose inutili, quegli affetti a cose e persone che non permettono più di “amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze”. Questo nel Vangelo è detto con: “percuotere i compagni, bere e mangiare con gli ubriaconi”.

3. Importanza dell’ascesi e della direzione spirituale nel noviziato e dopo. Nella parabola c’è una dialettica: padrone – maggiordomo – domestici. Il padrone è Dio, Nostro Signore: non si può amarlo e servirlo con superficialità e alla buona. Ci sono delle regole di vita e di servizio, che Lui, il Padrone, mi ha fatto conoscere nel Vangelo scritto e in quello testimoniato dalla vita e dalle parole dei Fondatori. I domestici, i servi, i formandi certamente sanno leggere il Vangelo e sanno fare anche un esame critico della loro condotta.

Ma Gesù insiste nella funzione del maggiordomo (il padre maestro, il padre spirituale). È stato Lui, il Padrone che lo ha scelto. Lo ha preposto ai formandi “con l’incarico di dar loro il cibo al tempo dovuto”. Il termine “preposto” dice due responsabilità: 

a) fare prima. I maestri devono fare prima l’esperienza della preghiera, dello studio, dello zelo-carità pastorale. Devono essere cioè persone preparate e convinte della serietà e santità dell’incarico ricevuto; 

b) essere prima, essere a capo, dirigere, non aver paura delle difficoltà causate dalle persone e dall’ ambiente in cui viviamo. Non rinunciare mai al dialogo, alle esortazioni, alle correzioni, a stabilire mete e orari. Nessuno, infatti, cresce bene nel disordine e nell’abbandono. Ecco il senso del “vegliate”, della sopravveglianza. È la comune responsabilità formativa con i superiori maggiori e il Preposito: fatta di solida speranza ma anche di costante presenza di spirito.

4. Chi manca si troverà tra gli “ipocriti” dice Gesù, cioè tra coloro che non sono guidati dalla “verità” che dicono, ma non fanno che offrire forse delle belle parole ma non il “cibo a tempo dovuto”.

Il Patrono dell’Istituto, San Giuseppe Calasanzio e i nostri Fondatori sono stati grandi formatori, saggi fedeli e prudenti; continuano a darci il cibo buono, ben preparato, nel tempo dovuto, cioè secondo la nostra necessità di formazione permanente nel seguire il Signore.

P. Giovanni De Biasio, CSCh
Roma, 25.08.2005

Cerca