Scuola: Educazione o solo istruzione?

La scuola è un luogo e un tempo etico di formazione integrale dei ragazzi, non di produzione di oggetti in serie, è un tempo e luogo per crescere in conoscenza di se stessi e educarsi a una disciplina...

Gli studenti, la scuola, sono soggetti ogni giorno a valutazioni, verifiche e al giudizio degli insegnanti, delle famiglie e della società. La scuola sta male. Parafrasando il detto latino: “Quis custodiet ipsos custodes?”, gli studenti si chiedono se non è giusto che anche loro valutino i genitori (custodi dei figli) e gli insegnanti (custodi dei ragazzi) e la stessa società.

Per i giovani, come per tutti, è molto difficile trovare criteri giusti di giudizio. Nella realtà della scuola, la valutazione degli alunni è un problema oggetto di discussioni infinite da parte del “mondo produttivo”. La scuola, però, non è un’azienda dove si valuta in base alla produzione.

Non è chiamata a “mettere sul mercato i giovani”, per recuperare i soldi che si sono spesi. I giovani non sono un “prodotto” dell’azienda scuola. La scuola è un luogo e un tempo etico di formazione integrale dei ragazzi, non di produzione di oggetti in serie, è un tempo e luogo per crescere in conoscenza di se stessi e educarsi a una disciplina, necessaria agli insegnanti per insegnare, e ai ragazzi per sviluppare un comportamento e una condotta, adeguati al bene comune nella società.

Per questo una scuola, anche se ha pochi alunni, non deve essere mai chiusa, è la salvezza di un territorio e di chi ci abita. Non si può risparmiare sulla scuola, caso contrario non ci sarà più un luogo, dove sollecitare creatività, ingegno, coscienza critica, formazione umana integrale. La più grande vittoria nell’educazione, è quando si vince senza competere e si combatte con la logica della gratuità e della creatività.

Nel dibattito pubblico, la valutazione degli studenti, è un tema che riceve un’attenzione perfino morbosa ed esagerata. Invece, valutare la realtà della famiglia e della scuola, è un tabù, si mette in crisi la società. Per questo tra gli argomenti di cui non si parla mai in famiglia e a scuola, c’è proprio la situazione critica della famiglia e della scuola stessa.

Genitori, insegnanti, legislatori, provate a sfilarvi di mano il coltello tenuto dalla parte del manico, e porgetelo ai ragazzi, in segno di pace. Lasciate che i ragazzi valutino voi con questi criteri di verifica: autorevolezza, coerenza di vita, credibilità, impegno e serietà educativa, conoscenza dei compiti propri di insegnati, genitori, legislatori. Chiunque abbia a che fare con i contesti formativi della scuola, sa bene quanto sia aumentato il peso e la rilevanza di una valutazione oggettiva, nel processo educativo.

“È un’onda anomala di pressione ideologica arrivata sulla scuola e sulle famiglie, dopo aver attraversato prima altri comparti sociali, dall’industria privata alla pubblica amministrazione”. Nel nostro tempo l’ansia misuratrice regna incontrastata ovunque, magari con l’uso di “faccine” e di simboli.

Per i genitori il voto che i ragazzi ricevono a scuola è il pilastro portante della relazione educativa; per gli insegnati la costruzione di griglie valutative, la formulazione di test, la misurazione continua degli apprendimenti, occupa quasi per intero il tempo di confronto tra insegnanti e famiglie. 

Con i numeri o con “giochi di parole” si crede di valutare l’istruzione acquisita e il merito, ma come valutare la maturazione emotiva e affettiva, la coscienza critica, l’auto dominio, l’educazione, come evidenziare ritardi e traumi per intervenire in tempo e con competenza? Il cuore pulsante della scuola non può essere la lavagna elettronica e nemmeno il registro elettronico, dispositivo del modello ansiogeno in cui le famiglie visualizzano i voti dei figli in tempo reale.

Perché i ragazzi non hanno e non possono accedere a un registro elettronico per valutare genitori e insegnanti? Anche i governi, attraverso i propri Ministeri, con tutta una serie di iniziative e circolari fumose di una burocrazia in affanno, propongono modalità d’azione valutativa di insegnanti e ragazzi, più orientate all’efficienza che all’efficacia educativa; affidano ai princìpi di rendicontabilità il tentativo di sostenere l’incremento della “produttività”.

Tale scelta, “figlia di un impianto basato sull’individualismo metodologico e la matematizzazione dell’economia, si concretizza, nel campo della scuola, nell’uso diffuso della valutazione quale dispositivo di distribuzione delle risorse su base selettiva, a oggetti e strutture efficienti”. E l’educazione ai valori della vita?

P. Diego Spadotto, CSCh

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