“Siate testimoni di quello che predicate”

Mese Missionario Straordinario.

Formazione.
Formazione.

In continuità con il Sinodo sui Giovani del 2018, anche nel Sinodo sull’Amazzonia si riflette sull’importanza del protagonismo giovanile nell’ecologia integrale. L’“opzione per i giovani”, la necessità di dialogare con loro sui temi della salvaguardia del Creato, sono state richiamati più volte, insieme alla l’urgenza di valorizzare l’impegno sociale dei ragazzi, capaci di spronare la Chiesa ad essere profetica in questo ambito. 

Il cuore giovane vuole costruire un mondo migliore, perché la generazione dei giovani rappresenta una Dottrina sociale in movimento. 

Più di tanti altri, i ragazzi avvertono l’esigenza di stabilire una nuova relazione con il Creato, una relazione che non sia di tipo predatorio, ma che sia attenta alle sofferenze del pianeta. 

Per questo, il tema ambientale va colto dalla Chiesa come una sfida in positivo, come un’esortazione a dialogare con i giovani, aiutandoli nel giusto discernimento affinché il loro impegno per la salvaguardia del Creato non sia solo uno slogan “verde e alla moda”, ma diventi davvero una questione di vita o di morte, per l’uomo e per il pianeta. 

Nell’apertura del Sinodo il Papa ricordava che l’ Amazzonia che brucia, ad esempio, “non è un problema solo di quella regione, è un problema mondiale”, così come il fenomeno migratorio “non riguarda solo alcuni Stati, ma la comunità internazionale”.

“Il Sinodo, nel mese missionario è come un tavolo che Dio ha imbandito per i suoi poveri e ci chiede di servire a quel tavolo”. Con questo appello ai padri sinodali, per non lasciarsi ”sopraffare dall’autoreferenzialità, ma dalla misericordia davanti al grido dei poveri e della terra” afferma il cardinale brasiliano Claudio Hummes, relatore generale al Sinodo per l’Amazzonia.

Già nel luglio 2013, durante  la Gmg di Rio del Janeiro, il Papa proponeva di “rilanciare in Amazzonia l’opera della Chiesa”, “di consolidare il volto amazzonico della Chiesa” aggiungendo: “ I popoli indigeni hanno manifestato in molti modi che vogliono il sostegno della Chiesa nella difesa e nella tutela dei loro diritti, nella costruzione del loro futuro. E chiedono alla Chiesa di essere un’alleata costante.

Di fatto, l’umanità ha un grande debito verso le popolazioni indigene nei diversi continenti della terra e anche in Amazzonia. Ai popoli indigeni deve essere restituito e garantito il diritto di essere protagonisti della loro storia”. “Le loro culture, le lingue, le identità, le spiritualità, costituiscono ricchezze dell’umanità e devono essere rispettate e incluse nella cultura mondiale”. Questo è un sinodo “della Chiesa per la Chiesa”, una Chiesa “integrata nella storia e nella realtà del territorio, attenta al grido di aiuto e alle aspirazioni della popolazione e della ‘Casa Comune’ aperta al dialogo” e desiderosa di condividere un cammino sinodale con le altre chiese, religioni, scienza, governi, istituzioni, popoli, comunità e persone, rispettando le differenze”, per difendere e promuovere la vita.

UN ESEMPIO: Negli anni ’50 e ’60, a causa dell’italiana Eni che aveva acquistato milioni di ettari nell’area, la popolazione Xavante è stata spostata con aerei a migliaia di km di distanza, perdendo in questo modo la propria terra e identità. Dopo decine di anni di lotte sono riusciti a tornare, ma l’agro business aveva già distrutto e incendiato le foreste. Al posto degli alberi, delle piante e degli animali necessari alla sopravvivenza del popolo Xavante, campi di soia, canna da zucchero e mais per la produzione di etanolo.  Il martirio non è solo quello dei tanti MISSIONARI che muoiono per difendere la terra, tra il 2003 ed il 2017 gli indigeni morti per difendere i propri territori sono stati 1119. Poi, nella sola Amazzonia brasiliana in meno di vent’anni l’area sacrificata per lasciare posto ai pascoli è quadruplicata. Il fuoco è la tecnica più usata per “ripulire”, anche dalle persone, le foreste, minando la possibilità di crescita delle piante e l’estinzione di molte specie animali. Gli incendi di quest’estate hanno distrutto un’area vasta come la Germania, il mondo intero ne ha parlato ma ora nessuno parla più delle conseguenze devastanti che sono rimaste. Se la Chiesa non parla, parleranno le pietre.

P. Diego Spadotto, CSCh

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