Aiutare le persone ma mai sostituirsi e decidere per loro. L’abuso di coscienza è un abuso vero e proprio e a subirne le conseguenze sono soprattutto le persone più fragili e vulnerabili.
Esso non si vede sempre in maniera evidente, avviene quando si usa la fiducia che qualcuno deposita in un’altra persona e questa la orienta verso una sua soluzione: “Devi fare questo”. “Ci può essere poi una correlazione molto stretta tra chi orienta e chi si lascia orientare, tra chi ha voglia di dire all’altro come vivere e chi vuole sentirsi dire come vivere”.
È un abuso di coscienza perché ci si approfitta della fiducia dell’altro, s’impongono indicazioni di vita forzate. Questo tipo di abuso di coscienza viaggia silenzioso negli Istituti religiosi, nella pastorale soprattutto giovanile. La vita sociale, intellettuale, affettiva è sempre ricerca e perseguimento della vita vera che desideriamo e quella la vita che Dio vuole per noi. Nella teologia cattolica, la parte più sacra dell’uomo è la coscienza individuale.
Una coscienza che ci permette di distinguere tra bene e male. Può sbagliare ma la dobbiamo sempre seguire, anche se ciò implica lo sbaglio. Il ruolo di colui che accompagna, non è mai di dire alla persona ciò che deve fare, ma aiutarla a fare luce su ciò che essa ritiene meglio per sé.
Una persona si apre in un rapporto di accompagnamento spirituale perché si fida. Se si abusa della fiducia imponendo una soluzione, lo si fa perché si ha paura di non essere all’altezza o perché ci siamo imposti di essere efficaci, perché non abbiamo pazienza di rispettare i tempi, anche lunghi, dell’altro; perché crediamo che se prendiamo noi in mano la situazione, il problema può essere risolto in maniera più veloce. È una tentazione molto forte. Ma che diritto abbiamo noi di farlo? La cosa poi più difficile è che la gente, spessissimo, in particolare le persone in situazioni di vulnerabilità, lo chiede.
Viene con problemi molto seri e difficili e piuttosto che fare un lungo lavoro di analisi e chiarimento, ha voglia di trovare un “guru” e di sentirsi dire: “La Parola di Dio ti dice di fare questo”. Abuso di coscienza compiuto da persone che agiscono, a volte, in buona fede. La via cristiana e spirituale è un cammino di libertà, la persona diventa sempre più libera davanti a tutte le schiavitù materiali o spirituali. E tra le schiavitù ci sono anche il senso di colpa, l’aspirazione ad apparire perfetti, la non accettazione dei propri limiti.
Crescere nella vita cristiana significa essere sempre più liberi. Se invece ho sempre bisogno di qualcuno che mi dica cosa fare, significa che qualcosa non sta funzionando. Ti posso convincere a fare qualcosa, ma se non lo fai liberamente o lo fai per farmi un piacere, o perché “Dio lo vuole”, non vale niente, non ti aiuta.
Si vede, in particolare, con i giovani che chiedono consigli per la vita affettiva e per ottenere un risultato si usa spesso una pastorale di paura sul peccato. Il vero intento cristiano è invece quello di far amare il bene e far capire che le aspirazioni più vere e profonde corrispondono al progetto che Dio ha da sempre pensato per me.
È importante sapere che non siamo i salvatori del mondo. Tutti sono già salvati. Il posto del Salvatore è già stato preso. E ciò significa non avere obiettivi da raggiungere a tutti i costi. Significa aiutare ma mai decidere al posto dell’altro.
P. Diego Spadotto, CSCh