P: Antonio e P. Marco Cavanis, all’inizio del milleottocento, per primi in Italia, hanno ricevuto il “fuoco” dello Spirito” che li ha liberati dalle ceneri di una mentalità decadente e retrograda che considerava i poveri e la gioventù come dei “pesi sociali” e non dei protagonisti della loro vita e della società. Nel videomessaggio per la Settimana nazionale degli Istituti di Vita consacrata, papa Francesco così ha incoraggiato e orientato i consacrati a riscoprire il “fuoco dello Spirito” e a liberarsi dalle ceneri della sfiducia e della paura, per prendere coraggiose iniziative secondo il proprio carisma:
- Non smarritevi dietro tendenze o paure, il carisma fondativo va mantenuto “in cammino e in crescita”.
- Non perdetevi in “formalismi” e “ideologie”. Seminate continuamente l’inquietudine di comprendere la ricchezza della vita consacrata e fatela fruttificare. Non solo teoria, ma pratica.
- Dialogate con la realtà, per non diventare sterili. Quando si perde questa dimensione, tutta la vita consacrata diventa sterile.
- Mantenete vivo il carisma fondazionale in cammino, in crescita e in dialogo con quello che lo Spirito viene dicendo nella storia, nel tempo, nei luoghi, in diverse epoche e in diverse situazioni. Non si può mantenere vivo il carisma fondazionale senza coraggio apostolico, discernimento e preghiera, in dialogo con lo Spirito Santo e non con monologhi con se stessi.
- “Non abbiate paura dei limiti, delle frontiere e delle periferie! Proprio lì lo Spirito parlerà. Ogni consacrato si metta “‘a portata di tiro dello Spirito Santo”.
Negli «Orientamenti pastorali per la celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù nelle Chiese particolari» possiamo ritrovare il ritratto di una Congregazione adulta che «cammina con i giovani”, perché ha custodito il “fuoco dello Spirito” ed è diventata capace di accoglierli e ascoltarli con pazienza, annunciando loro la Parola di Dio con “affetto ed energia”. La Giornata è stata spostata dalla Domenica delle Palme alla solennità di Cristo Re. Le parole chiave dell’intero documento sono essenzialmente due: cammino e protagonismo, divenute pilastri fondamentali dell’esortazione apostolica postsinodale di papa Francesco «Christus vivit». La Giornata dei giovani deve essere programmata e vissuta come «una festa della fede, un’esperienza di Chiesa, un’esperienza missionaria, un’occasione di discernimento vocazionale e una chiamata alla santità, un’esperienza di pellegrinaggio e, infine, un’esperienza di fraternità universale. Investire sui giovani significa investire nel futuro della Chiesa, promuovere le vocazioni, avviare in modo efficace la preparazione remota delle famiglie di domani. È un compito vitale per ogni Chiesa locale, non semplicemente un’attività che si aggiunge alle altre».
Il sussidio presenta le motivazioni ideali e le possibili attuazioni pratiche affinché la Gmg diocesana diventi occasione per far emergere il potenziale di bene, la generosità, la sete di valori autentici e di ideali grandi che ogni giovane porta in sé. La Chiesa pone i giovani al centro della sua attenzione pastorale. L’evento sia una “esperienza di Chiesa missionaria, un’occasione di discernimento vocazionale e una chiamata alla santità, un’esperienza di pellegrinaggio e di fraternità universale, uno spazio per sperimentare la bellezza del volto del Signore, esperienza di comunione ecclesiale, nella consapevolezza di essere parte integrante della Chiesa. Il tutto tenendo presente che la prima forma di coinvolgimento dei giovani deve essere l’ascolto”. E noi Cavanis, come religiosi che per professione si dedicano alla pastorale con i giovani come possiamo partecipare attivamente a questa iniziativa della Chiesa? Dare fiducia ai giovani, testimoni del Vangelo oggi e domani, perle preziose e priorità pastorale anche per noi oggi come lo sono stati per P. Antonio e P. Marco Cavanis e come ci è stato ricordato dal Sinodo dei Vescovi sui Giovani, la fede e il discernimento vocazionale, del 2018. La fiducia nei giovani è fondamentale per mettere in moto il loro protagonismo. Quando la fiducia viene data, viene sempre ripagata, specialmente dai giovani. Tutti i giovani, nonostante le diversità, partono da un punto in comune, sono alla ricerca di qualcosa, anzi di Qualcuno, che possa dare senso alla vita.“Vedere nuove tutte le cose” significa cercare di farle nuove, camminando con i giovani in un futuro di speranza, virtù così difficile oggi e con loro collaborare nella cura della “Casa Comune”. L’importante è rispondere alle esigenze che ci pongono i giovani nei territori dove siamo. Ed è proprio ciò che conta.
P. Diego Spadotto, CSCh