Una Congregazione per il Mondo intero

La Vergine santa è sempre la “Cara Madre”... la solenne Istituzione Canonica della Congregazione il 16 luglio 1838.

Il 16 Luglio 1838, festa della Madonna del Carmine, il Cardinale Jacopo Monico, Patriarca di Venezia, compie l’istituzione canonica della Congregazione delle Scuole di Carità
Il 16 Luglio 1838, festa della Madonna del Carmine, il Cardinale Jacopo Monico, Patriarca di Venezia, compie l’istituzione canonica della Congregazione delle Scuole di Carità

UNA CONGREGAZIONE PER IL MONDO INTERO

Sono già più di trent’anni che i due santi fratelli si immolano per la gioventù della loro città e diocesi. È giunto il momento – pensa soprattutto P. Marco – per riprendere in mano il piano spedito a Pio VII nel 1814, riproporlo al santo Padre, completato con l’esperienza della nuova Congregazione operante a Venezia dal 1819, e impetrare l’autorizzazione pontificia con l’approvazione della medesima per il mondo intero. P. Antonio è d’accordo, anche se teme le ingerenze del governo, ancora geloso del suo placet e non placet.

Ormai sono circa dieci anni che P. Marco, per conoscere e farsi conoscere, intraprende piccoli viaggi nelle città e paesi del Veneto e poi alcuni giri più impegnativi a Milano, Trento, Modena ecc., nel 1833 si spinge fino a Vienna per la prima volta: nella capitale dell’Impero Austro-Ungarico vuole perorare la causa delle scuole, la loro formazione pubblica, popolare e gratuita per tutti e chiunque volesse studiare. Così – dice P. Servini nella POSITIO – egli fa conoscere il suo Istituto, diffonde i libri scolastici preparati con tanta competenza e sacrificio da lui e dal fratello, chiede elemosine e getta coraggiosamente l’invito tra i seminaristi e preti che incontra ad entrare nell’Istituto Cavanis.

“Egli si è reso conto personalmente della vita cattolica, ma soprattutto delle attività educative di gran parte dell’Italia settentrionale … Il suo primo interesse erano i problemi educativi della gioventù e il suo Istituto. Per questa ragione, dovunque si recasse, come prima cosa cercava di conoscere quali iniziative vi fiorissero a favore della gioventù e chi ne fosse il promotore”


APOSTOLO DELLA GIOVENTÙ

Il santo apostolo della gioventù chiede il passaporto per recarsi a Roma, nella capitale della cristianità e compera il suo biglietto per la diligenza nel febbraio 1825. Non pretende creare tensioni nelle relazioni tra Chiesa e Stato, ma non vuole rinunciare ai suoi diritti di parlare direttamente con il Papa sul problema dell’educazione della gioventù e della continuità dell’Opera Cavanis. Il Card. Patriarca Monico gli dà un permesso di sei mesi e la sua benedizione; il passaporto gli viene rilasciato “per motivi di Religione e di istruzione”.

P. Marco arriva a Roma il 24 febbraio e ne ripartirà il 15 agosto: furono pertanto sei mesi che il santo Fondatore cercò di organizzare nella maniera più proficua per arrivare a quello che era in realtà il grande scopo del suo pellegrinaggio: far conoscere alla Suprema autorità della Chiesa, il Santo Padre e alle autorità dei suoi dicasteri, la realtà di questa nuova famiglia religiosa chiamata “Congregazione delle Scuole di Carità” per ottenerne l’approvazione apostolica come di opera valida non solo per il Veneto, ma per tutta la Chiesa.


LA VERGINE SANTA È SEMPRE LA “CARA MADRE”

Nello stesso tempo la sua pietà e la profonda conoscenza della Storia della Chiesa lo portano a vivere ore di intensa commozione e preghiera in tante chiese e luoghi religiosi dove diariamente va a celebrare la S. Messa; i santi sono i suoi amici e protettori, in primis quelli di Congregazione come S. Giuseppe Calasanzio e S. Vincenzo de Paoli; ma poi tutti, pregati e venerati secondo il calendario liturgico. La Vergine santa è sempre la “Cara Madre” sua e dell’Istituto: l’ha già pregata celebrando durante il viaggio la S. Messa nel santuario di Loreto, lo farà con tanta pietà filiale e fede a Roma nella Basilica di S. Maria Maggiore nei giorni 25 marzo, 28 luglio e 5 agosto, nella Chiesa di S. Maria in Ponticelli dove celebrò diverse volte a cominciare dal 24 maggio, nella memoria di Maria Auxilium Christianorum e poi in S. Maria degli Angeli, in S. Maria in Campitelli, in S. Maria in Via Lata, in S. Maria dell’Anima, all’altare dell’Addolorata nella Chiesa di S. Marcello, all’altare della Beata Vergine della Provvidenza in S. Carlo a’ Catinari; nella chiesa e all’altare di S. Maria del Popolo ecc. Egli prega e chiede preghiere: “Aiutatemi più che mai con fervorose orazioni”, scrive il 26 giugno a P. Matteo Voltolini, a Lendinara, “moltiplicate le visite al santuario dell’amorosa nostra Madre Maria Santissima”.

I santi e i martiri sono sempre di esempio e sostegno: “faccia il Signore per sua bontà che noi profittiamo dei loro magnanimi esempi ed animati dall’intrepido loro valore sosteniam con coraggio li nostri tenui combattimenti”, dice dopo la visita alla Catacomba di San Sebastiano. (EMM 4 p. 207).

Confortato da tante preghiere P. Marco incomincia le visite necessarie per far conoscere la sua Congregazione e prepararne l’accettazione e l’approvazione da parte della Santa Sede. Nel Sommo Pontefice Gregorio XVI trova un pastore veramente paterno che già conosce l’Istituto dei due fratelli Cavanis, data la sua permanenza a Venezia come religioso cistercense.

Il Papa riceve in udienza privata il nostro pellegrino ben quattro volte. Conforta il P. Marco con la sua comprensione e con l’apprezzamento per l’opera dei due fratelli Cavanis, promette di incamminare quanto prima e seguire con il suo interesse la causa dell’approvazione dell’Istituto presso la S. Congregazione dei Vescovi e Regolari. È necessario infatti adempiere a tutte le norme della Chiesa in merito all’accettazione di nuove Congregazioni e produrre tutti i documenti richiesti e tra questi il principale sarà il libretto delle Costituzioni e Regole della Congregazione delle Scuole di carità.

Con tenace diligenza P. Marco chiede consiglio a qualche consultore e perito di vita religiosa e ha la possibilità di parlare e perorare per il suo Istituto presso molti cardinali: Idescalchi vicario di Sua Santità, Iola prefetto della Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari, Doria, Castracane, Giustiniani ecc. Più volte si presenta al palazzo di Propaganda Fide, dove trova in Mons. Angelo Mai, segretario, un cuore veramente fraterno e aperto alle necessità dell’educazione dei giovani.

P. Marco “fece animo a dirgli che gli sembrava di avere un titolo speciale a rivolgersi alla carità e all’assistenza di detta Congregazione perché sosteneva un vero genere di missione sopra una innumerevole turba di anime abbandonate quali sono quelle dei giovani privi di educazione cristiana e perciò umilmente lo supplicava…” (14.03.1835 EMM 470).

Mons. Mai sarà generoso in aiuti, anche se non può offrire a P. Marco somme di denaro destinate alle missioni all’estero.


UN TESTO GIURIDICO E SPIRITUALE, SEMPLICE MA COMPLETO

Molto tempo – maggio/luglio 1835 – fu dedicato alla stesura definitiva delle Costituzioni richieste.

Si trattava di un testo giuridico e spirituale, dove si esprimessero chiaramente non solo le finalità dell’opera, ma anche i trinci di vita spirituale, comunitaria e pastorale su cui si dovevano formare i congregati, nonché le conseguenze giuridiche dipendenti dall’0appartenenza a una Congregazione religiosa.

P. Marco esortava il fratello P. Antonio a stendere un testo semplice ma completo (che lui stesso avrebbe poi rivisto) servendosi e del manoscritto consegnato ai primi discepoli il 2 febbraio 1831 e delle Costituzioni di altri Ordini (soprattutto delle Scuole Pie e della Compagnia di Gesù9.

P. Antonio, nonostante fosse un ottimo direttore spirituale anche di preti e religiosi, e superiore della giovane Comunità Cavanis fin dal 1820 sentiva il peso di quella responsabilità e si chiedeva:
come possiamo imporre vincoli giuridici, che, una volta approvati dalla Chiesa, diventano leggi da osservarsi in coscienza, senza aver prima avuto un tempo di prova e di sperimentazione? E la libertà di adesione personale dei giovani religiosi sarà così rispettata?

Fu un periodo di sofferenza per entrambi i fratelli, sempre animati da vera carità fraterna e fiducia nella Provvidenza nella loro collaborazione: stavolta sembrava che la grande delicatezza di coscienza di P. Antonio non riuscisse ad accordarsi con il coraggio e la sicurezza intraprendente di P. Marco.

Chi risolve la difficoltà fu lo Spirito del Signore a cui essi stessi avevano educato i giovani congregati: i giovani sacerdoti e i chierici intervennero personalmente a togliere ogni dubbio e paura.

Da Lendinara scrivono: “…dichiariamo la piena nostra adesione a tutte le Regole e Costituzioni che saranno per essere dai Fondatori stabilite con il beneplacito della Santa Sede, sia per quanto riguarda il metodo di vita da tenersi dagli individui che compro dovranno la detta Ecclesistica Congregazione, sia per quanto spetta la direzione interna ed esterna della Congregazione medesima” (EMM IV p. 234).

Il chierico Sebastiano Casara scrive: “…il Signore voglia che i congregati siano istruiti fin da principio dalle vostre Paternità, perché siano secondo il gusto e il bisogno della nascente Congregazione. Sia fatta in ogni cosa la volontà del Signore giustissima, santissima, amabilissima” (EMM IV p. 257).

Padre Antonio capisce che tutti i giovani mostrano vocazione per l’opera e accettano liberamente quanto le Costituzioni della novella Congregazione domanderanno a tutti i membri.

Padre Marco il 4.06.1835 scrive: “molto mi ha consolato l’edificante espressione dei sentimenti di docilità, di concordia, di abnegazione di volontà e di fermezza nella comun vocazione fatta da ciascheduno…Ringrazio tutti di vero e  ampio cuore di questa bella consolazione con cui hanno raddolcito la pena del lungo esilio presente e soprattutto rendo grazie al Signore che si degna di infondere tanto spirito nella nostra diletta comunità, e lo supplico instantemente a renderci in questo spirito ognor più fervorosi e perseveranti. Quando sarò nella nostra casa cor unum et anima una, beati noi!”


“STATE ALLEGRO, ALLEGRO, ALLEGRO, CHE IO LO SONO PURE PER LA GRAZIA DI DIO” 

E quando tutte le difficoltà e gli esami sembrano superati e gli sembra di essere in direttiva d’arrivo per avere l’approvazione apostolica della Congregazione, scrive al fratello P. Antonio: “…nella presente tribolazione mi confortano assai gli esempi e le parole di San Paolo (che dice di non aver timor di niente pur di arrivare alla sua meta) …sto per divina grazia saldo in coraggio e in salute, perché di fatto che motivo c’è da temere e di rattristarsi nel trattare la causa di Dio, e procurar di adempiere la santa sua volontà?” (EMM IV, p. 350).

Ed esorta il fratello alla gioia nel patire qualcosa per il Signore: “Caro il mio buon fratello: facciam volentieri il nostro sacrificio ambedue: hilarem datorem diligit Deus. Questo è uno dei tempi più belli della nostra vita, in cui possiamo avere la grazia di patire qualche cosa per amore di Dio. Quante anime aspettano il buon esito del presente combattimento! Ci saranno tanti avvocati al trono della divina misericordia. State allegro, allegro, allegro, che io lo sono pure per la grazia di Dio” (EMM IV, p. 351).

Come possiamo vedere questo avvenimento, grande nella storia della nostra Congregazione, non si ridusse a seguire un normale iter previsto dalle leggi della Chiesa: divenne occasione specialissima di crescere nella carità fraterna, sia per i due fratelli sia per i loro sacerdoti e chierici.

Ancora: dal loro epistolario risalta una fede incrollabile in Dio Padre e nella sua Provvidenza, come pure la gioia nell’umile coscienza di essere veramente al servizio del Signore e della gioventù. Le sofferenze, le gioie, le fatiche li portano a sentire con San Paolo, quel gaudio interiore ed esteriore che cresce nelle tribolazioni e nelle persecuzioni.

All’inizio di Agosto il P. Marco sente che è vicina l’ora di fissare il viaggio di ritorno, con la certezza che tutto andrà bene e che la piccola Congregazione dei Sacerdoti delle Scuole di Carità avrà la sanzione pontificia.

Parte la sera della solennità dell’Assunta di Maria Santissima il 15 agosto; si ferma a Loreto, ospite dei Padri Gesuiti, anche per ringraziare la Madonna, Madre delle Scuole e della Congregazione e la mattina del 21 agosto “celebrò con somma consolazione nell’altare della Santa Casa, offrendo il divin sacrificio per impetrare buon esito sulla deliberazione che deve prendersi appunto in oggi dalla Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari”.

La costante protezione materna di Maria si unisce a quella dei santi patroni: La notizia della decisione della Sacra Congregazione, favorevole all’approvazione pontificia della nostra Congregazione, viene spedita dal Card.

Castracane, relatore, lo stesso 21 agosto e arriva a Venezia il 27 agosto solennità di San Giuseppe Calasanzio! “È divenuta una festa la più memorabile, la più lieta di tutte le altre…Ringraziamo il Signore di tutto e preghiamolo che ci dia la grazia di corrispondergli” (EMM IV, p. 442 Da una lettera di P. Antonio al fratello).

La Sacra Congregazione vuole però che ci sia anche il vicolo dei voti religiosi semplici di povertà, castità e obbedienza per i congregati delle Scuole di Carità. I due Fondatori che avrebbero preferito una struttura più libera, del tipo delle Società di vita apostolica, accettano questa condizione dei voti. Chiedono però che abbia solo valore “locale”, solo per il tempo che il religioso passerà in Congregazione; qualora decidesse rientrare tra il clero diocesano, l’obbligo dei voti perderebbe il suo obbligo giuridico.


LA SOLENNE ISTITUZIONE CANONICA DELLA CONGREGAZIONE IL 16 LUGLIO 1838

Il Breve pontificio “Cum Christianae” di approvazione della Congregazione dei sacerdoti delle Scuole di Carità porta la data del 21 giugno 1836; il governo austriaco concede il suo “Placet” il 18 agosto 1837. Antonio e Marco Cavanis chiedono allora al Card. Patriarca di Venezia Jacopo Monico di poter fare la solenne Istituzione Canonica della Congregazione il 16 luglio 1838: è una data particolarmente cara nella storia dell’Istituto perché festa della Madonna del Carmelo e perché anniversario dell’acquisto del Palazzo Da Mosto (1806) che ha permesso il consolidarsi delle  Scuole, la pastorale degli esercizi spirituali e anche l’esperienza della casa di lavoro per i giovani.

Il Patriarca Monico accetta. I Padri e tutti i congregati si preparano con tre giorni di preghiera, con l’emissione dei voti e la vestizione dell’abito della Congregazione e con l’accettazione pubblica di P. Antonio Angelo Cavanis come Superiore Generale. Sono i GIORNI SANTI, dice il biografo P. F. S. Zanon.

l’abolizione di ogni differenza di classe, perché la saggia educazione è offerta a tutti, soprattutto ai poveri e agli abbandonati;


L’ABOLIZIONE DI OGNI DIFFERENZA DI CLASSE… LA SAGGIA EDUCAZIONE È OFFERTA A TUTTI, SOPRATTUTO AI POVERI E AGLI ABBANDONATI

Nell’omelia il Cardinale Patriarca chiama l’Istituto Cavanis “un dono per la diocesi” di cui è necessario comprenderne lo spirito per ben valutarlo. “Il mobilissimo pregio di questa Istituzione – continua il Patriarca – è avere per oggetto la buona educazione dei giovani” (POSITIO p. 552).

Egli cita come tratti particolari delle Scuole dell’Istituto: l’abolizione di ogni differenza di classe, perché la saggia educazione è offerta a tutti, soprattutto ai poveri e agli abbandonati; l’aver seguito l’esempio di San Giuseppe Calasanzio; l’aver profuso il loro patrimonio per aiutare i poveri e il farsi elemosinieri cioè mendicanti (imitando i santi veneziani Girolamo Miani e Pietro Astanta) per sostenere con l’aiuto dei benefattori i due Istituti; in particolare “i Cavanis divennero poveri per togliere, quanto è da loro, le cause stesse dell’altrui povertà, che sono l’ozio, l’ignoranza e il vizio e che non possono togliersi altrimenti che con una buona educazione. Resta dunque, che dissi, che il vero bene della gioventù sia stato l’unico fine a cui rivolsero sempre le loro infaticabili cure” (POSITIO p. 552).

La loro vocazione speciale, oggi diremmo il loro carisma, il loro stile di vita sacerdotale e pastorale per la gioventù, è dunque riconosciuto, apprezzato e solennemente sanzionato dalla Chiesa locale e dall’autorità pontificia. Nel 1834 il Patriarca aveva mandato alla Sacra Congregazione la sua relazione sullo stato della Chiesa di Venezia in cui, parlando dell’Istituto Cavanis e delle sue scuole dice: “dalla sua fondazione (1802) non c’è stato nessun Patriarca che non abbia dichiarato di dover molto a questa istituzione”.

E il Papa Gregorio XVI, nel Breve del 1836, si augura “che la nuova Congregazione si rafforzi sempre più con le benedizioni del Signore di modo che possa portare i suoi ricchi frutti di bene non solo a Venezia, ma in tante altre città e regioni”.

Era questo che i due mirabili fratelli speravano e chiedevano nella preghiera. Con la gioia e la gratitudine a Dio per essere religiosi ed educatori, andava la loro fiduciosa preghiera per le vocazioni fatta al Padrone della Messe, abbondantissima e in pericoli di perdersi perché pochi erano gli operai.

Una preghiera speciale era sempre fatta alla Cara Madre Maria a cui affidavano il grande problema “della propria e altrui santificazione”, quello di “veder crescere il Pio Istituto con sempre nuovo vigore a maggior gloria di Dio e a salute di tanti abbandonati figliuoli” e così pure la lotta contro il nemico infernale, per salvare e condurre alla beata patria del cielo tutti i giovani che sono figli suoi.


CERCARE OPERAI PER L’EDUCAZIONE DELLA GIOVENTÙ TRA IL CLERO E TRA I GIOVANI

P. Marco Cavanis, che Gaetano Morini chiama “miracolo di carità effusiva” non è solo il procuratore-economo che cerca di fare quadrare i bilanci dei due Istituti e di non far mancar nulla ai suoi poveri.

Egli si sente anche incaricato di una missione: cercare operai per l’educazione della gioventù tra il clero e tra i giovani che si preparano al sacerdozio; far conoscere ai benefattori che il loro aiuto e sostegno è un nobile atto di amore per tanta gioventù che quando manca di educazione e di formazione alla pietà, corre gravi pericoli di perdersi e di non trovare la strada per una matura realizzazione della persona.

E incurante del peso degli anni che passano (è ora più che sessantenne) si applica ai mezzi di comunicazione sociale allora possibili nella società e nella Chiesa. Visite pastorali, conversazioni private e discorsi, scritti e inserzione in qualche giornale.

Tra gli scritti, importante è un libretto “NOTIZIE sulla fondazione della Congregazione dei sacerdoti secolari delle Scuole di Carità”: viene pubblicato in edizioni diverse, la più completa è quella del 1838, dedicata al principe Ranieri, viceré del Regno Lombardo-Veneto. Contiene tutte le notizie più importanti del nascere ed evolversi dell’Istituto, una lettura spirituale degli avvenimenti e delle gravi e numerose difficoltà incontrate, un profilo umano e pastorale dell’educatore Cavanis.

P. marco diffonde questo libretto dovunque si trovi, lo dà agli amici, religiosi e laici, lo porta con sé nei suoi numerosi viaggi, fatti negli ultimi 20 anni della sua vita unicamente allo scopo di trovare numerosi benefattori e soprattutto zelanti operai per questa nuova vigna che è la Congregazione e il suo apostolato tra la gioventù.

Per ben sette volte va a Milano, con tappe significative in tutte le città importanti come Verona, Brescia, Bergamo, Mantova, Crema e una volta Novara, Vercelli e Torino: viene accolto con carità e offerta di alloggio in molte famiglie religiose (Barnabiti, Fatebenefratelli, Francescani, Gesuiti); fa conoscenza e amicizia con tanti santi come S. Gaspare Bretoni, i servi di Dio don Antonio Provolo e don Nicola Mazza a Verona, don Antonio Rosmini, il santo Ludovico Pavoni a Brescia, mons.

Braghi fondatore delle Suore Martelline a Milano. Con la sua coraggiosa semplicità si presenta ai Vescovi e ai Rettori dei Seminari e parla con grande e accorato entusiasmo dell’educazione della gioventù e della necessità di aprire al clero la possibilità di dedicarsi a questo ministero: dovunque è accolto con rispetto, ascoltato con interesse; riceve aiuti e speranza. “Io non posso dare la vocazione – gli dirà un Vescovo – ma se trovo un mio sacerdote incline a lavorare per i giovani, non dubiti, glielo farò conoscere e lo lascerò volentieri per questa nuova Congregazione”.

P. Marco Cavanis non si risparmia…ma sempre in grande umiltà di spirito e fiducia nel Signore: “la parte nostra è necessario di farla, poi come nulla si avesse fatto, umiliarci, pregare e sperare il buon esito dalla divina bontà” (cfr POSITIO,p. 565).

IL GRIDO CAVANIS: “FATE QUALCOSA PER QUESTA GIOVENTÙ CHE PRIVA DI EDUCAZIONE E FORMAZIONE DEL CUORE…

A conclusione di questo capitolo ci sembra necessaria una riflessione. La Congregazione delle Scuole di Carità non è diventata una delle grandi congregazioni nella Chiesa e il postulatore P. Aldo Servini ne ha esaminato alcune tra le cause storiche. Per noi dell’istituto Cavanis vale l’importanza del “segno” in questi tre punti:

  1. Nella Chiesa, corpo di Cristo, tutti sono importanti ed hanno una propria funzione e noi siamo contenti che duecento anni di storia siano diventati preziosi per tanti servizi e testimonianze offerte alla Chiesa e alla gioventù in luoghi e culture diverse.
  2. I venerabili Fondatori si sono fatti santi e grandi santi, pur nella modestia delle opere, con l’offerta eroica della loro vita, cioè con una carità inesauribile per portare alla giustizia i giovani – poveri e ricchi, consacrati e laici. Una carità che rimane in eterno, come dice S. Paolo (cfr 1 Cor 13).
  3. La preghiera di P. Antonio Cavanis e il grido di P. Marco Cavanis “fate qualcosa per questa gioventù che priva di educazione e formazione del cuore corre alla rovina” continua a risuonare forte, commovente anche oggi: per i congregati Cavanis, per la Chiesa e il clero, per le famiglie e tante persone che vogliono lavorare per il bene delle nuove generazioni e il REGNO DI DIO nel mondo.

Quando i due novelli beati ci guarderanno dallo stendardo della Basilica di San Pietro, ci ripeteranno questo invito: “per amore del Sangue redentore di Cristo redentore, fate qualcosa per ragazzi e giovani, perché ci siano case, scuole, gruppi e famiglie di carità, perché negli adulti e nei responsabili brilli sempre più l’amore paterno e gratuito di Dio per le sue creature”.

Padre Giovanni De Biasio, CSCh

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